Renzi non è ancora intervenuto sulla strana vicenda in queste Primarie Pd che riguarda il suo candidato rivale Michele Emiliano. La notizia dell’esclusione dalle liste in Liguria e Lombardia per un problema di raccolta firme rischia di cambiare le carte in tavola dell’intera disputa elettorale. A differenza dell’ex premier, il candidato arrivato secondo nelle Primarie dei circoli, Andrea Orlando, con un tentativo estremo di FairPlay prova la mediazione in queste ore per riportare in corsa in due regioni importanti come la Liguria e la Lombardia. «Le persone presenti in Commissione in mia rappresentanza stanno lavorando per garantire una presenza di Emiliano», ha affermato ieri il ministro della Giustizia per riportare un po’ di serenità nella bagarre scoppiata ieri tra la mozione di Emiliano e la Commissione Congresso Pd che ha deciso per l’esclusione. «’Per ora posso dire solo questo – ha concluso Orlando – perché siamo ancora in una discussione aperta», ricorda il ministro che continua nel gioco “politically correct” con l’altro candidato sfavorito contro il probabile vincente Matteo Renzi.
Prima vera svolta nella corsa alle Primarie Pd in corso d’opera: Michele Emiliano, uno dei tre candidati alla segreteria del Partito Democratico viene escluso dalla competizione in Lombardia e Liguria, come sancisce il regolamento per chi non riesce a presentare le firme necessarie alla candidature in determinate regioni. La giornata di ieri ha visto la clamorosa notizia fare come da boato sempre più potente con l’intera diligence dem schierata su due posizioni: il rispetto della norma, come approvato anche dalla Commissione Congresso Pd, oppure optare per una deroga e permettere lo svolgimento appieno delle Primarie. Al momento, se non vi saranno eventuali novità dal ricorso che presenterà la mozione di Emiliano nei prossimi giorni, il nome del Governatore Puglia sarà escluso dalla scheda Primarie in Liguria e Lombardia: lo statuto dem prevede che per essere ammessi ufficialmente alle Primarie bisogna aver raccolto le firme in almeno la metà delle province di ogni singola Regione e il problema è che Emiliano e la sua mozione hanno raccolto firme necessarie solo nel collegio di Genova e in soli altri cinque collegi lombardi. Il regolamento prevede che si votino le liste di candidati all’assemblea nazionale, collegate a ciascun segretario e in questo caso non poteva essere possibile in quei collegi dove Emiliano non ha raccolto le firme necessarie per la sua lista. «le firme ci sono: in Liguria in tutti i collegi, in Lombardia in più della metà. Non vorrei che il congresso del Pd diventasse un problema di burocrazia. È possibile che in qualche collegio le firme non siano state sufficienti, ma io mi appello al presidente della Commissione nazionale, Montanari, che valuterà le nostre ragioni», dichiara in una nota Francesco Boccia, sostenitore di Emiliano nella mozione congressuale. Ancora più duro Ginefra, deputato Pd, «è assurdo che, dopo aver raccolto 6.000 firme per la presentazione della candidatura e dopo aver conseguito l’8% di consenso tra gli iscritti e le iscritte al Pd, si voglia negare ad Emiliano il diritto ad essere votato in tutta Italia». La situazione è in tensione, con i renziani che invece paiono essere rigidi sul rispetto del regolamento: «Mi dispiace molto che non siano riusciti, ma è il regolamento che prevede l’esclusione, un regolamento approvato all’unanimità, con il voto anche di chi in quella commissione rappresentava Emiliano».