Alitalia fu costituita il 16 settembre del 1946, l’anno dopo la fine della guerra, con capitali pubblici italiani, quelli dell’Iri, e britannici. Iniziò le operazioni di volo il 5 maggio 1947, pertanto ha appena compiuto settant’anni. È dunque tempo di un bilancio e questo va fatto dal punto di vista del contribuente italiano, il soggetto collettivo che nel tempo ha messo più soldi nell’azienda. Quanto vi ha perso? I risultati conseguiti giustificano comunque l’investimento effettuato oppure sarebbe stato meglio non fare nulla e lasciare sin dall’inizio che operatori di mercato coprissero, prima o poi, le esigenze di trasporto aereo sui cieli italiani?
Alla seconda domanda non è possibile rispondere in maniera oggettiva, ma alla prima sì. Abbiamo pertanto pensato di ricostruire i risultati economici di Alitalia dall’anno di fondazione, sommandoli algebricamente dopo averli convertiti in euro attuali al fine di pervenire a una sorta di conto finale della spesa del contribuente. Un esercizio analogo è stato condotto da Mediobanca nel 2016, tuttavia partendo solo dall’anno 1974; invece molte stime sono state fatte nel tempo sui costi del fallimentare “salvataggio” del 2008, condotto dal governo di allora attraverso il piano Fenice e di esse renderemo egualmente conto. Una fu realizzata a settembre 2008 per il settimanale l’Espresso da chi scrive ora questa nota ed è ancora reperibile on line (tab. pag. 6 e mia intervista a Stefano Livadiotti, pagg. 7 e 8).
Nei settant’anni trascorsi Alitalia è stata pubblica per i primi 61 anni, dal 1947 a tutto il 2008, anzi a essere precisi all’11 gennaio 2009, quando fu realizzato l’ultimo volo della compagnia pubblica. I successivi nove anni sono stati a gestione privata, di cui sei, dal 12 gennaio 2009 a fine 2014, a gestione Cai, la cordata degli imprenditori italiani assemblata da Banca Intesa, e quasi due e mezzo, dall’inizio 2015 al 2 maggio 2017, data del commissariamento, a gestione Etihad. Il lungo periodo in cui Alitalia è stata a controllo pubblico deve essere inoltre distinto in differenti sottoperiodi: una prima linea di demarcazione è tra il periodo dell’Iri, i 53 anni dal 1947 al 2001, e il periodo a gestione diretta del ministero del Tesoro, gli otto anni dal 2001 al 2008, di cui l’ultimo caratterizzato dalla grave crisi, dal primo commissariamento e dall’accordo di cessione a Cai. A sua volta il lungo periodo a gestione Iri va distinto in differenti momenti, caratterizzati dalla differente congiuntura interna e soprattutto internazionale.
Riepilogando la nostra breve “Storia delle perdite di Alitalia” si articolerà secondo la seguente scansione temporale: 1) 1947-1969: il ventennio d’oro, dalla fondazione all’autunno caldo; 2) 1970-1993: dall’autunno caldo all’accordo Andreatta-Van Miert per la chiusura dell’Iri; 3) 1994-2000: dall’accordo Andreatta-Van Miert al passaggio del controllo al Tesoro; 4) 2001-2007: la gestione diretta da parte del Ministero del Tesoro; 5) 2008: l’anno della grande crisi e del salvataggio della cordata patriottica; 6) 2009-2014: la gestione privata da parte di Cai; 7) 2014- aprile 2017: la gestione privata da parte di Etihad; 8) Maggio 2017 in avanti: la gestione commissariale. Non resta a questo punto che iniziare con la prima puntata.
Breve storia delle perdite di Alitalia dal 1947 a oggi
1. Il ventennio d’oro, dalla fondazione all’autunno caldo
Alitalia è fondata a Roma il 16 settembre del 1946, l’anno dopo la fine della guerra, con prevalenti capitali pubblici italiani, quelli dell’Iri, e con una partecipazione minoritaria britannica. Il nome completo è “Alitalia-Aerolinee Internazionali Italiane” ed esso indica la vocazione principale della nuova compagnia, quello di garantire i collegamenti internazionali del Paese. Il simbolo adottato è la freccia alata, il capitale iniziale è di 900 milioni, corrispondenti a poco meno di 30 milioni di euro attuali, per il 47% versati dall’Iri, per il 30% dalla Boac inglese e per il 23% da investitori privati. Ai vertici della nuova azienda vi è in qualità di presidente l’ambasciatore Giuseppe De Michelis al quale nel 1948 subentrerà Nicolò Carandini, uomo politico liberale, già ambasciatore italiano a Londra durante gli ultimi anni della guerra, che manterrà l’incarico sino al 1968.
Le operazioni di volo sono avviate il 5 maggio 1947: il trimotore G12 Fiat “Alcione” da 14 passeggeri, pilotato da Virgilio Reinero, vola da Torino a Roma e poi a Catania; il costo del biglietto è di 7 mila lire, corrispondenti a circa 140 euro attuali. Il 6 luglio successivo il Savoia-Marchetti S.M.95 “Marco Polo” da 44 passeggeri effettua il primo collegamento internazionale, da Roma a Oslo trasportando 38 marinai norvegesi. Nel primo anno di attività, Alitalia trasporta 10.306 passeggeri, 92 tonnellate di merce e 18 di posta. A marzo del 1948 con un Avro 691 Lancastrian, scomodissimo e rumoroso aereo da soli nove posti passeggeri, versione civile del bombardiere britannico Lancaster, viene inaugurata la prima tratta intercontinentale, la Milano-Buenos Aires, coperta in 36 ore e con cinque scali intermedi: Roma, Dakar, Natal, Rio de Janeiro e San Paolo del Brasile. Alla fine del 1949 entrano nella flotta, acquistati dalla Pan Am, quattro più moderni aerei Douglas DC-4, idonei a coprire il lungo raggio e con una capacità di trasporto sino a 89 passeggeri. Nel 1950 arrivano anche le prime hostess, che indossano le divise create dalle stiliste sorelle Fontana, e si introducono i pasti caldi a bordo, uno dei fattori che porteranno Alitalia tra i vettori preferiti dalla clientela internazionale.
Negli anni ’50 Alitalia subentra di fatto alla Lati, Linee Aerei Transcontinentali Italiane, compagnia fondata dal fascismo poco prima della guerra per coprire le rotte verso il Sudamerica e che non era stata in grado di riprendere l’attività dopo l’interruzione bellica. Nel 1952 l’azienda chiude il suo primo bilancio in attivo e investe in nuovi aerei a cabina pressurizzata. Nel 1954, grazie ad aerei più grandi, nasce la classe turistica e le tariffe più economiche permettono di accrescere i passeggeri. Nel 1957 l’Iri stabilisce di incorporare in Alitalia l’altra sua compagnia aerea, la Lai – Linee Aeree Italiane, specializzata sui voli nazionali e di breve raggio, dando così origine ad Alitalia-Linee Aeree Italiane, da quel momento unica compagnia di bandiera nazionale, operante come base principale nell’aeroporto di Roma Ciampino. Dopo la fusione, operativa dal primo novembre di quell’anno, Alitalia ha oltre tremila dipendenti e una flotta di 37 aerei e grazie a essa nel 1958 i passeggeri triplicano rispetto all’anno precedente, passando da 221 a 657 mila, mentre i passeggeri km raddoppiano da 361 a 759 milioni. Queste cifre permettono ad Alitalia di salire dal ventesimo al dodicesimo posto nella classifica mondiale delle compagnie aeree e di divenire il biglietto da visita della nazione.
Il saldo dimensionale reso possibile dalla fusione con Lai è notevole. Alitalia incorpora infatti un’altra importante storia di successo dell’aviazione commerciale italiana degli anni ’40-’50: la Lai, fondata anch’essa nel 1946 per ripristinare regolari servizi di linea dopo la fine della guerra mondiale. Il capitale era in questo caso diviso pariteticamente tra la compagnia aerea statunitense Twa -Trans World Airlines e l’Iri, 40% ciascuno, mentre il restante 20% era in mano ad azionisti privati italiani. La Lai aveva iniziato le operazioni nell’aprile 1947, un mese prima di Alitalia, volando dall’aeroporto di Roma Urbe verso le principali destinazioni italiane e successivamente verso alcune mete internazionali come Atene, Tunisi e Istanbul. Gli aerei utilizzati erano principalmente Douglas DC-3, velivoli di breve raggio in grado di trasportare sino a una trentina di passeggeri. Tuttavia la Lai è stata nel 1950 la prima compagnia italiana a operare voli transatlantici diretti verso gli Stati Uniti utilizzando una flotta di sei Douglas DC-6 da poco più di 100 posti. In coincidenza con questo evento, la base di armamento divenne l’aeroporto di Roma-Ciampino. Nel 1952 la Lai aveva inoltre assorbito la compagnia Ali – Flotte Riunite, vettore aereo privato a controllo Fiat, ampliando ulteriormente la rete dei servizi nazionali ed europei e ponendo per molto tempo fine alla presenza di compagnie aeree private di rilievo nel mercato italiano. Nel 1957, poco prima della fusione, Lai era stata la prima compagnia italiana a introdurre aerei a turboelica nella flotta.
Un nuovo salto dimensionale e di qualità per Alitalia avviene nel 1960 grazie alle Olimpiadi di Roma di cui è vettore ufficiale. L’evento ne determina la definitiva affermazione e le permette di superare per la prima volta il milione di passeggeri. Nella flotta entrano i primi aerei a reazione, i Douglas DC-8 per il lungo raggio, in grado di trasportare 140 passeggeri in due classi, e i Caravelle della Sud Aviation francese per il breve medio raggio, aerei da circa 80 passeggeri. La base d’armamento viene trasferita all’inizio del 1961 presso il nuovo aeroporto di Fiumicino e il timone di coda degli aerei viene dipinto per la prima volta con i colori della bandiera italiana. Solo due anni dopo, nel 1962, Alitalia supera i due milioni di passeggeri e nel 1965 raggiunge i tre. Gli anni ’60 sono di continua crescita: nuove rotte, nuovi aerei, sempre più passeggeri e bilanci stabilmente in utile.
Nel 1964 fonda, stabilendone la sede a Napoli, l’Ati – Aero Trasporti Italiani, sua filiale destinata ad accrescere l’offerta verso gli aeroporti minori e l’Italia meridionale in particolare. Nel 1965 entrano in flotta i Douglas DC-9 e la flotta di Alitalia è ormai composta da più di 60 velivoli per 5.200 posti totali a bordo; quattordici di essi, per quasi duemila posti sono DC-8 a lungo raggio. In quell’anno Alitalia è il settimo vettore mondiale per traffico realizzato e il terzo in Europa dopo British (intesa come somma dei due distinti vettori britannici Bea – British European Airways e Boac – British Overseas Airways Company, i quali confluiranno solo nel 1974 in British Airways) e Air France. Lufthansa ci segue a breve distanza, precedendo a sua volta Klm, Sas, Iberia e Swissair.
Grafico 1 – Principali vettori europei per passeggeri trasportati (1965)
Fonte: Ministero dei Trasporti, 30 anni di trasporti in Italia, 1996.
Nel 1967 Alitalia abbandona la sede storica di via Maresciallo Pilsudski per inaugurare il nuovo grattacielo dell’Eur. Nel 1969 è la prima compagnia aerea europea a volare esclusivamente con una flotta di velivoli a reazione. Nello stesso anno stabilisce di modificare la livrea dei suoi aerei e affida l’incarico di rinnovare l’immagine allo studio Landor & Associates di San Francisco: al posto del vecchio logo della freccia alata è introdotta la lettera A tricolore sull’impennaggio dei velivoli, la cui fascia verde prosegue, percorrendo tutta la linea degli oblò, dalla coda sino all’altezza della cabina di pilotaggio. È la livrea con la quale siamo stati abituati a identificare Alitalia e che con piccole modifiche resterà sino al 2016. Alla fine del decennio ’60 Alitalia ha una flotta di 72 aerei, collega 70 nazioni, fattura 140 miliardi e occupa oltre 14 mila dipendenti, alcune migliaia in più di quelli attuali. Il 1969 chiude pertanto un periodo di poco più di vent’anni di continui successi, resi possibili da una dirigenza stabile, motivata e lungimirante che ha realizzato, dalla fondazione dell’azienda in avanti, ottime strategie di investimento e di espansione. Quello stesso anno termina in Italia con l’autunno caldo sindacale e l’autunno caldo pone anche fine all’epoca d’oro della compagnia di bandiera. La storia successiva non avrà quasi nulla da spartire con quella precedente.
Grafico 2 – Flotta delle principali compagnie europee (numero aerei – 1969)
Fonte: Mediobanca, Studio societario R&S Alitalia, 1973.
Scattiamo qualche fotografia di Alitalia alla fine di quel magnifico periodo: il grafico 2 ci mostra come ancora alla fine degli anni ’60 la sua flotta sia la terza in Europa dopo quella britannica e quella francese. Invece il grafico 3 descrive l’enorme crescita di Alitalia nei poco più di venti anni trascorsi dalla fondazione, gran parte della quale concentrata nel decennio del boom economico: nel 1959 Alitalia supera per la prima volta il miliardo di passeggeri km trasportati mentre nel 1970 arriva a sfiorare gli otto miliardi, dunque moltiplicando per otto le sue dimensioni in soli undici anni.
Grafico 3 – Passeggeri km trasportati da Alitalia (milioni)
Fonte: elaborazioni su dati Ministero dei Trasporti e IATA.
Tuttavia il dato più sorprendente, soprattutto alla luce delle condizioni attuali di Alitalia, è l’elevatissima produttività economica del personale, di gran lunga la maggiore tra tutti i vettori europei. Infatti, anche se Alitalia ha nel 1970 ormai più di 14 mila dipendenti, essa è molto prudente nell’espansione del personale e la sua produttività economica, misurata attraverso il rapporto tra i passeggeri km annui trasportati e i dipendenti, risulta pari in quell’anno a quasi 550 mila unità, un valore record rispetto a tutti gli altri vettori, i quali si collocano invece in un range cha va da un minimo di 314 mila per Swissair a un massimo di 376 mila per Lufthansa (grafico 4).
Grafico 4 – Produttività del personale dei vettori europei (Migliaia di pax km annui per dipendente, 1970)
Fonte: Ministero dei Trasporti, 30 anni di trasporti in Italia, 1996.
Non possiamo tuttavia terminare questa breve analisi del periodo d’oro di Alitalia senza far riferimento alla grandezza di maggior interesse dal punto di vista del contribuente italiano, l’azionista a sua insaputa (o quasi) dell’azienda: il risultato di bilancio, la capacità dell’azienda di produrre utili e di evitare perdite. Bisogna dire al riguardo che Alitalia chiude in perdita i suoi primi quattro esercizi, quando è nella condizione di start up, mentre nel quinto anno raggiunge un sostanziale pareggio di bilancio e dal sesto in poi avrà sempre esercizi in utile sino a tutto il 1969, con la sola eccezione del 1958, anno dell’integrazione della seconda compagnia aerea dell’Iri, la Lai, nel quale la perdita potrebbe essere stata determinata da oneri di ristrutturazione o da minusvalenze da fusione (bisognerebbe esaminare il bilancio di quell’anno per poter dire di più). I risultati netti annui di bilancio, rivalutati in euro 2016 in base all’indice del Pil nominale dell’Italia, sono illustrati nel grafico 5, mentre il grafico 6 riporta per ogni anno il loro valore cumulato a partire dal 1947.
Come illustrato nell’ultimo grafico, i primi 23 anni di Alitalia si chiudono con un utile netto cumulato di 600 milioni di euro a prezzi attuali. Pertanto nel primo quarto di secolo di Alitalia il contribuente azionista non solo non ha perso, ma è riuscito anche a guadagnare. Purtroppo nelle epoche successive non sarà così.
Grafico 5 – Risultati netti annui di Alitalia (milioni di euro 2016)
Fonte: elaborazioni su dati Venti anni di Alitalia, 1967 e Mediobanca, Dati delle principali società italiane.
Grafico 6 – Risultati netti cumulati di Alitalia (milioni di euro 2016)
Fonte: elaborazione su dati Venti anni di Alitalia, 1967 e Mediobanca, Dati delle principali società italiane.
(1- continua)