Ancora un nuovo Governo non c’è. Ma il Bilancio dello Stato preme, soprattutto perché c’è da disinnescare l’aumento dell’Imposta sul valore aggiunto (Iva) che potrebbe scattare a partire dall’anno prossimo. La Cgia di Mestre ha ricordato che l’esecutivo che succederà a quello di Gentiloni dovrà predisporre una manovra da 18,5 miliardi di euro entro la fine dell’anno “per evitare l’aumento dell’Iva, per correggere i nostri conti pubblici e per far fronte a uscite già impegnate”. Quest’ultima ammontano a 2,6 miliardi di euro, mentre sterilizzare le clausole di salvaguardia riguardanti l’Iva costerebbe 12,4 miliardi. A questi 15 miliardi vanno aggiunti i 3,5 di manovra correttiva che l’Europa richiederà per un deficit superiore a quello previsto. Per il nuovo Governo, insomma, si parte già in salita.
CGIA, MANOVRA DA 18,5 MILIARDI PER IL BILANCIO DELLO STATO
“Purtroppo l’entità di questa manovra stride in maniera evidente con le promesse elettorali avanzate nelle settimane scorse da coloro che oggi scalpitano per guidare il Paese. Dopo l’ubriacatura che abbiamo subito leggendo gli effetti positivi dovuti all’applicazione della flat tax, del reddito di cittadinanza o dalla cancellazione della legge Fornero, sarà interessante capire come, in pochi mesi, chi ci governerà recupererà oltre un punto di Pil”. In effetti con queste parole il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo, centra un punto molto importante. Se sul piatto vanno già messi 18,5 miliardi di euro, sembra difficile riuscire ad approvare, almeno subito, il reddito di cittadinanza, caro al Movimento 5 Stelle, o la flat tax promessa dal centrodestra. Figuriamoci la cancellazione della riforma delle pensioni del 2011.
UNA GRANA PER IL NUOVO GOVERNO
Questo, a meno che, non si compiano dei tagli di spesa importanti. Del resto gli stessi partiti, durante la campagna elettorale, hanno presentato le suddette misure spiegando che sanno già dove trovare le coperture necessarie. Non bisogna poi dimenticare che l’eventuale necessità di trovare un compromesso tra diverse forze politiche per formare un Governo potrebbe portare a rendere le proposte meno dispendiose o comunque a fare in modo che la loro realizzazione venga attentamente spalmata nell’arco dei prossimi cinque anni, in modo da non pesare sui conti pubblici e sul bilancio dello Stato. Non resta quindi che aspettare, come prima cosa, la formazione del nuovo Governo: passaggio tutt’altro che semplice, visto com’è andato il primo round di consultazioni.