Il professor Giuseppe Pennisi è un economista, che riesce a interpretare i fatti con grande chiarezza. Andando al fondo o alla sostanza delle cose, non limitandosi a specificare meccanismi che sembrano appartenere ormai solo a una “casta” che dovrebbe dirigere il mondo e, soprattutto, cerca di dettare le agende politiche, economiche e finanziarie.
Professor Pennisi, la Banca centrale europea ha annunciato il taglio del tasso di interesse dall’1,5% all’1,25%. Che ne pensa di questa misura che segna l’esordio di Draghi alla Bce?
I mercati erano scesi troppo in questi giorni e probabilmente si aspettavano qualche cosa di concreto per risalire. Hanno interpretato questo annuncio di Draghi come un fatto nuovo, di discontinuità, e probabilmente per questa ragione sono rimbalzati. Ma non c’è dubbio che il taglio del tasso di interesse sia un fatto positivo. E sia sopratutto una manovra espansiva che ci si attendeva in un certo senso, anche se è avvenuta a sorpresa. Se si giudica la carriera di Mario Draghi si può dire che sia un uomo fortunato, speriamo che porti fortuna in una situazione come quella che stiamo vivendo.
Che impatto può avere il provvedimento?
Certamente un aumento della liquidità sul mercato.
Ma questa liquidità maggiore arriverà anche all’economia reale?
Dovrebbe essere così, ma è difficile dirlo. Spesso la maggiore liquidità si ferma nel circuito finanziario e non ottiene i risultati che si vogliono. Ci sono precedenti al proposito. I tassi di interesse azzerati come in Giappone non hanno ottenuto i risultati sperati. Questo non toglie nulla al valore della misura adottata dalla Bce, che è proprio quello di garantire liquidità perché arrivi anche all’economia reale.
Silvio Berlusconi è andato al G20 di Cannes con un maxi-emendamento che dovrebbe essere la risposta dell’Italia alle richieste europee e dovrebbe garantire almeno una maggior tenuta contro la crisi. Da quello che si dice, gli impegni italiani sono stati accolti favorevolmente. Che ne pensa?
Non lo so, perché non conosco ancora i contenuti esatti del maxi-emendamento. Sembra, si dice, che lo stia ancora scrivendo un ministro incaricato da Berlusconi, cioè Renato Brunetta. Quindi a livello europeo si baseranno sulla lettera del 27 ottobre, quella del summit europeo, e su integrazioni che Berlusconi avrà illustrato. Ma cerchiamo di essere realisti: che cosa doveva fare l’Europa, dopo quello che è accaduto in Grecia? Dare bastonate in testa anche all’Italia? Non mi pare proprio il caso in questa situazione. In giro per il mondo c’è una situazione piuttosto precaria e sono tutti terrorizzati che l’Europa salti, che ci sia il caos, perché i costi sarebbero altissimi e li pagherebbero tutti. Il problema dell’Europa è che è stata fatta e gestita male. Si pensi solo all’Italia, quando è entrata in Europa: imprese, famiglie, individui, pubblica amministrazione, avrebbero dovuto cambiare modo di vivere. E chi lo ha fatto? Nessuno in realtà.
Che cosa si aspetta da questo G20?
Un comunicato pieno di auspici. Forse sono più utili le novene. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama è dato per perdente alle prossime elezioni. L’Europa vive rattoppata in modo bislacco, ma nessuno vuole che salti. Non si può pensare che i paesi emergenti, come Brasile e Cina possano mettersi a dettare la leadership dell’economia mondiale. Aspettiamoci quindi un bel comunicato di auspici.
(Gianluigi Da Rold)