“Sono vent’anni che mi date la vostra fiducia e vi chiedo di darmela ancora una volta. Manteniamo fermo il patto anche se non sono le nostre riforme ideali, ma sono quelle possibili visto che siamo all’opposizione”. Sono le parole di Silvio Berlusconi che ieri ha presieduto la riunione dei gruppi parlamentari di Forza Italia nella sede del partito in piazza San Lorenzo in Lucina a Roma. Il Cavaliere ha spiegato ai suoi che il patto del Nazareno va onorato, perché dopo le Europee del 25 maggio Renzi ha il consenso per continuare anche senza Forza Italia. Ne abbiamo parlato con Stefano Folli, notista politico de Il Sole 24 Ore.
Folli, come valuta le dichiarazioni di Berlusconi di fronte ai gruppi di Forza Italia?
E’ chiaro che Berlusconi è fortemente intenzionato a mantenere l’accordo con Renzi e a starci dentro qualunque cosa succeda. Anche in caso di condanna per il processo Ruby, Berlusconi in questo momento ha una sola carta da giocare: investire in Renzi, credere in lui, sperare che il premier si consolidi. Il Cavaliere punta cioè a essere il partner minoritario ma comunque considerato e influente di un accordo che riguarda la riforma del Senato e la legge elettorale, ma che in prospettiva riguarda anche altri aspetti. Berlusconi si gioca così la possibilità di essere riconosciuto come un interlocutore sul piano delle riforme, il che secondo le intenzioni del Cavaliere potrebbe fare dimenticare o attenuare la circostanza che stiamo parlando di un uomo condannato. Poi ci sono altri motivi per così dire “segreti” di questo accordo quali la speranza di una grazia futura e del fatto che Renzi possa essere l’elemento che meglio può garantire la conservazione del patrimonio delle aziende di Berlusconi.
Brunetta ha dichiarato: “Berlusconi innocente, Berlusconi riformatore. Le due cose vanno insieme. Ne emerge l’evidenza della persecuzione e della sua statura di leader. Renzi la smetta di tenere separati i due campi”. Significa che fare le riforme è un salvacondotto?
La frase di Brunetta è ovviamente un po’ paradossale, perché fare le riforme non può essere un salvacondotto, ma coglie effettivamente un punto di contraddizione. Da un lato Berlusconi è considerato come il “demonio incarnato” e un pluricondannato. Dall’altra gli si chiede di dare una mano alle riforme. Una mano non nel senso di aggiungersi a un progetto già in grado di stare in piedi da sé, ma con un apporto del Cavaliere sostanzialmente decisivo. C’è dunque una reale contraddizione che Brunetta coglie.
Quanto è reale il rischio di un “liberi tutti” all’interno di un partito di Forza Italia al collasso?
Berlusconi sta impegnando tutto se stesso a mantenere il patto, perché sa che è l’unica carta che gli rimane e che è l’unico modo che gli resta per tenere insieme il partito. Sono convinto che Berlusconi riuscirà a mantenere una grossa fetta di Forza Italia ancorata al patto con Renzi, perché se Berlusconi dovesse uscire ulteriormente di scena e a non riuscire a fare votare il partito sulle riforme come vuole lui, a quel punto avremmo il definitivo sparpagliamento di Forza Italia e la situazione dal punto di vista politico sarebbe ancora più complessa.
Qual è il significato della disponibilità al dialogo tra Renzi e Grillo?
Francamente non mi sembra che questo dialogo abbia grandi prospettive, perché non riesco a capire esattamente dove possa andare a parare. Renzi ha bisogno di un rapporto più disteso con quella parte dei parlamentari del Movimento 5 Stelle che un domani potrebbero andare a rafforzare il Pd sia in Parlamento sia a livello elettorale. Renzi si prospetta come un’alternativa al populismo fine a se stesso di Grillo. Questo però è un discorso di medio periodo che va al di là dell’incontro con Grillo, e che in quanto tale non vedo come possa portare a dei risultati concreti.
(Pietro Vernizzi)