Non c’è stato il risultato che qualcuno aveva previsto, alcuni temendolo, altri augurandoselo, cioè un risultato di sostanziale parità – che in realtà si sarebbe dovuto chiamare di ingovernabilità –. E credo che il trovarsi di fronte ad un chiaro mandato elettorale sia un bene per il paese. Vediamo la parte positiva della situazione: il paese ha dato con larga maggioranza sia alla Camera che al Senato il mandato a Berlusconi e adesso, con la Lega, Berlusconi dovrà governare. Il paese è di fronte a una situazione chiara, con una coalizione che ha avuto un mandato chiaro e che si prepara a governare per i prossimi 5 anni – sperabilmente, perché altrimenti vorrebbe dire che le cose vanno molto male – e questo è un compito grave e impegnativo. Questo risultato, inoltre, fa giustizia di tutte le ipotesi che erano state fatte di un governo non guidato da Berlusconi, ma guidato per esempio da Letta o altri. Da punto di vista della governabilità il risultato è un bene e lo riconosco, anche se non sono di quella parte politica.
Credo che Veltroni abbia vinto la sua scommessa: con quasi il 35%, quindi ha avuto successo come leader del Pd. Con Italia dei Valori raggiunge il 39% dei voti: vedremo se, come era stato indicato, faranno non solo un gruppo parlamentare unico, ma anche un partito unico come si è sempre detto, un nuovo soggetto politico, molto più forte e compatto del vecchio Ulivo. Le elezioni sono perse, inutile girarci intorno, ma la proposta politica che Veltroni ha lanciato al Lingotto, lo ripeto, ha avuto successo. Anzi, ha avuto più successo di quel che si poteva ipotizzare, se soltanto pensiamo a tutti i condizionamenti che la sinistra di governo ha dovuto subire da parte della sinistra “sinistra” – la quale, alla prova dei fatti, si è rivelata essere una forza praticamente trascurabile.
La polarizzazione uscita dalle urne credo sia un bene. Ma l’altro dato è lo straordinario successo della Lega. L’altra volta in cui questo si è verificato è stato l’inizio di un grande cambiamento: penso, come è chiaro, al 1992, dove il suo successo ha segnato l’inizio di Mani Pulite e della seconda repubblica. In che misura il successo della Lega condizionerà la politica di Berlusconi è una cosa tutta da vedere. Quello dell’Udc non può essere visto che come un insuccesso, perché la sua presenza al Senato è simbolica e non rilevante ai fini degli equilibri politici: il suo eventuale spostamento da una parte o dall’altra delle coalizioni non crea combinazioni determinanti.
C’è un problema grande come una casa: è un problema che data dagli anni ’70, o anche da prima, ed è come far sì che il 40% degli italiani, che si riconoscono in un partito di sinistra, possano contribuire da una posizione di maggioranza al governo del paese. Come nei paesi che hanno un sistema bipolare o bipartitico, dove c’è un’alternanza tra chi vince e chi perde. Il problema è che anche stavolta non ci sia stata l’alternanza, neppure contro un uomo politico che si presenta per la quinta volta, che ha un programma non nuovo, e che, in buona sostanza, ripete le stesse proposte da 15 anni a questa parte; e la sinistra è riuscita a perdere pur presentando un leader politico nuovo, con grandi capacità comunicative, che ha esperienza di governo, come Veltroni, con un progetto nuovo. Evidentemente non basta aver eliminato tutte le ideologie, tutti gli “anti”: bisogna lavorare per trovare un rapporto più vero con i problemi autentici del paese e dei suoi cittadini.
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