La partita per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica non è affatto chiusa. C’è un grande favorito, Romano Prodi, che dovrebbe riuscire nel miracolo laico di rimettere insieme i cocci del Pd e della sinistra vendoliana. Il “merito” di questa operazione va a Matteo Renzi e Beppe Grillo che ieri hanno fatto saltare definitivamente lo schema bipartisan Pdl-Pd e che spingono per andare a nuove elezioni. Posizione, quest’ultima, condivisa dallo stesso Silvio Berlusconi che, in parte, ha contribuito ad affossare Franco Marini (scaricando tutte le colpe sul Pd), con lo scopo di contribuire alla sconfitta definitiva di Pierluigi Bersani. Ora Berlusconi deve decidere cosa fare con i suoi 300 voti. Le ipotesi più scontate sono una convergenza su Anna Maria Cancellieri (candidata del partito di Monti), oppure non presentarsi in aula per protesta. Spuntano però altre due piste suggestive: Berlusconi potrebbe decidere di appoggiare Massimo D’Alema o convergere su Stefano Rodotà candidato da Beppe Grillo. Nei due casi riuscirebbe ad affossare anche Prodi: si vendicherebbe così di un vecchio nemico, e causerebbe il cortocircuito definitivo del Pd. Senza tralasciare che anche in questo caso avrebbe comunque le elezioni anticipate assicurate.
Rimane però da capire se la strada che porta Prodi al Quirinale non sia alla fine la più “semplice” da percorrere anche per lo stessso Berlusconi: gli permetterebbe di “occupare” le Piazze, di avere uno nuovo spauracchio da agitare per ben altri 7 anni e si troverebbe tra le mani tutte quelle cartucce mediatiche da sparare per affrontare da vincitore un’altra campagna elettorale.