“L’Italia chiede soltanto rispetto, non una posizione o un’altra. Chiediamo il rispetto che spetta a tutti i Paesi e in particolare a un Paese fondatore dell’Unione come il nostro”. Sono le parole di Matteo Renzi, dopo che la candidatura di Federica Mogherini per l’incarico di “ministro degli Esteri dell’Unione Europea è slittata per il veto di dieci-undici Paesi che hanno bloccato il nostro candidato in quanto troppo “filo-russo”. Renzi però ha negato che l’Italia sia disponibile a sostituire la Mogherini con un altro candidato italiano. Ne abbiamo parlato con Giulio Sapelli, professore di Storia economica all’Università degli Studi di Milano.
Che cosa sta succedendo a Matteo Renzi nell’Ue?
Succede che non basta il 40% per frenare una sottile follia che pervade soprattutto i Paesi ex comunisti. Tra le forze che si oppongono a Renzi c’è la Germania: impone per via legale a tutti gli Stati membri dell’Unione la strada della deflazione, che noi applichiamo in modo subalterno. La Germania ovviamente non l’applica a se stessa, perché il salario minimo non ha nulla a che vedere con questa filosofia.
La politica tedesca è l’unico ostacolo per Renzi in Europa?
No, il secondo grande ostacolo è il Giano bifronte della politica estera americana in Europa. Da un lato Washington osteggia la Merkel e si serve di Renzi per contestarne la politica di deflazione. Dall’altra gli Usa sono i principali responsabili di avere indotto i Paesi ex comunisti a una politica di confronto e scontro con la Russia, giungendo a piazzare i missili transoceanici in Polonia puntati contro Mosca. Ciò ha provocato un circolo vizioso, con due politiche contrastanti che finiscono per contrastare la Germania.
Come si spiega il muro contro muro di Renzi che ha deciso di non rinunciare alla Mogherini?
Renzi non può certo perdere la faccia. Ha ingoiato il rospo appoggiando Juncker e non danno l’incarico alla Mogherini come avevano promesso, ci mancherebbe altro che non se la prendesse. Anche se l’errore di Renzi è quello di parlare troppo, perché normalmente queste cose si fanno ma non si dicono. Ora però che ha annunciato le sue intenzioni di ottenere la nomina della Mogherini non può certo fare un passo indietro. Rinunciare alla Mogherini per Renzi significherebbe un suicidio politico, tutti si metterebbero a ridere. Renzi fa bene a insistere, anche perché la Mogherini è un ottimo candidato, in quanto è una donna competente, che conosce l’Europa, è andata in Israele sotto le bombe, ed è criticata soltanto per motivi anagrafici.
E’ vero che la Mogherini è filorussa o filo-Putin?
No. La Mogherini esprime la più alta tradizione diplomatica italiana, che ha avuto i suoi precursori nel Vaticano e nell’Eni, e che da sempre dialoga con la Russia. Con chi dovremmo dialogare del resto? Già negli anni 30 del Novecento la Fiat ha aperto degli stabilimenti in Unione Sovietica, e il nostro Paese è sempre stato un ponte con l’Est. La Mogherini quindi non è filo-russa,ma semplicemente italiana, e fa gli interessi del nostro Paese come dovrebbe fare qualsiasi patriota, e come avevano fatto prima di lei Craxi e Andreotti che non a caso avevano detto di no ai missili americani.
Dietro il no dei Paesi dell’Est alla Mogherini c’è la Germania?
Mi pare evidente. Anche se in realtà in questo caso credo che la Merkel avrebbe voluto concedere gli Esteri alla Mogherini, ma ha dovuto dire di no per accontentare la Polonia.
Quale ruolo gioca l’alternativa tra i gasdotti South Stream e North Stream?
Tra i due gasdotti non esiste nessuna alternativa, perché North Stream esiste già e rifornisce l’Europa del Nord. South Stream è stato pensato per rifornire l’Europa del Sud e quella Balcanica. Sono due logiche completamente diverse e che non sono assolutamente in contraddizione. Il progetto di South Stream era stato concepito nel 1993, e ad averne bisogno siamo noi italiani, non sono i russi i quali potrebbero benissimo vendere quel gas ai cinesi. Al posto di distruggere le campagne con l’energia solare o eolica, abbiamo bisogno di più gas.
(Pietro Vernizzi)