26 anni dopo Francois Mitterand e Helmut Kohl, i capi di Stato di Francia e Germania hanno tenuto ieri un discorso al Parlamento europeo. Francois Hollande e Angela Merkel, i leader dei due paesi-guida dell’Europa, hanno parlato di immigrazione, terrorismo, politica estera, ma non si può evitare di fare un punto sullo stato dell’arte economico, considerando che l’Ue proprio dall’economia ha mosso i suoi primi passi. Per Francesco Forte, economista ed ex ministro, «la guida di questi due paesi è stata molto scadente. Non si sono fatte le riforme che si sarebbero dovute fare per costruire un vero mercato unico e anche per dar vita a un governo dell’Ue capace di svolgere una politica anti-ciclica».
Cos’è mancato in particolare?
Il mercato unico è estremamente incompleto in molti settori, basta pensare al mercato del lavoro, dato che c’è una diversa regolamentazione in ogni Paese membro. Non esiste perciò una vera libertà di movimento dei lavoratori e delle imprese, quindi anche dei capitali. Manca poi una politica degli investimenti anti-ciclica ed è un peccato considerate le risorse che può mettere in campo l’Ue. Ci sono poi altre “anomalie”.
A cosa si riferisce?
Non solo non c’è un’armonizzazione delle imposte dirette, in particolare su reddito d’impresa e persone fisiche, ma durante la crisi in alcuni paesi ci sono stati aiuti di Stato e in altri no. Ci sono stati per vari settori industriali in Francia e per organismi bancari in diversi paesi tra cui Germania, Olanda e Belgio. Quindi abbiamo avuto anche una politica congiunturale mal regolata. Il peggio della leadership franco-tedesca l’abbiamo però visto nella politica monetaria.
Vuol dire che Germania e Francia hanno interferito con la politica monetaria europea?
Sì, anche se questa dovrebbe essere autonoma. Inoltre, gli strumenti della politica monetaria sono stati in un primo tempo completamente ignorati. Ricordo che l’unione bancaria sta muovendo ora i primi passi, quindi in tutti questi anni, compresi quella della crisi, la Bce non è stata in grado di controllare i sistemi bancari dei paesi dell’Eurozona.
La Bce stessa ha comunque evidenziato che le divergenze tra i paesi dell’Eurozona sono aumentate. Vuol dire che l’euro non funziona?
L’euro non ha funzionato e non funziona. Se non esistono degli organi capaci di gestirlo, è una conseguenza inevitabile. C’è una grossa anomalia: abbiamo una Commissione europea con delibere di voto regolamentate, ma tutto ciò manca per l’Unione monetaria europea, che non ha un suo organismo che delibera. In pratica, le decisioni sulla moneta unica le prendono francesi e tedeschi.
Come si può porre rimedio a questa situazione? Bisogna cambiare la Bce? Occorre creare una nuova istituzione?
La Bce va bene così com’è. Il punto è che la sua “interfaccia” politica al momento è la Commissione Ue, dove ci sono paesi non-euro. Per esempio, con le raccomandazioni di Bruxelles abbiamo un polacco che dice all’Italia cosa deve fare nell’Unione monetaria europea, a cui però la Polonia non aderisce. Ci vuole quindi un organismo che riguarda solo l’Eurozona.
Ma non c’è l’Eurogruppo?
L’Eurogruppo non esiste dal punto di vista giuridico, non ha una regolamentazione di delibera. È una riunione di fatto, non di diritto. Questo consente alla Francia e alla Germania di gestirlo. E si è creato l’interesse di questi due paesi a non dar luogo a delle istituzioni formalizzate.
Perché?
Se ci fosse una regola di maggioranza qualificata potrebbero essere anche in minoranza. Oppure si potrebbero anche creare delle maggioranze diverse se Francia e Germania si trovassero su posizioni divergenti.
(Lorenzo Torrisi)