Sbarcano oggi a Roma gli ispettori della Commissione europea e della Banca centrale europea chiamati a verificare l’attuazione delle riforme promesse dal Governo, accompagnati dall’avvertimento del commissario europeo agli Affari economici, Olli Rehn: l’Italia deve mettere in campo misure aggiuntive per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. Dopo l’incontro tra il Presidente del Consiglio e il Capo dello Stato di ieri sera appare chiaro che Silvio Berlusconi riuscirà molto probabilmente a portare in porto la legge di stabilità contenente il maxiemendamento riguardante gli impegni promessi all’Ue con la lettera di fine ottobre per poi dimettersi. «Mi sembra – ci dice l’economista Francesco Forte, ex ministro delle Finanze – che questo possa essere tranquillamente accettato dagli ispettori internazionali, che a questo punto si limiteranno a controllare che questa legge venga approvata. L’importante è che si arrivi presto a questa votazione per non perdere ancora credibilità con l’Ue e sui mercati».
Resta però aperto il problema di cosa accadrà dopo le dimissioni di Berlusconi. Ieri è stata paventata l’ipotesi di un Governo Alfano, nei giorni precedenti quella di Gianni Letta Premier: sono strade percorribili?
Mi sembra difficile che togliendo Berlusconi e mettendo Letta o Alfano gli scontenti che hanno lasciato il Pdl di colpo cambino idea. Il vero problema riguarda infatti Tremonti. E mi sembra paradossale che si sia dovuti arrivare a un passo indietro (o di lato) di Berlusconi per risolvere il “nodo Tremonti”.
Ma quale sarebbe il problema con il ministro dell’Economia?
È stato capace di scontentare tutte e tre le anime del Pdl: quella liberale, quella cattolica e quella socialista. Sono in molti a voler una politica economica più consona alle idee storiche di Forza Italia e più vicina a quanto ci ha chiesto l’Europa, ma con Tremonti questo sembra impossibile. Se il “sacrificio” di Berlusconi fosse utile a far togliere di mezzo anche Tremonti, sono certo che la maggioranza si potrebbe ricompattare e magari allargare, dando spazio a un governo politico che possa portare a termine la legislatura.
L’indirizzo di Tremonti rappresenta anche un problema con l’Ue?
Penso proprio di sì. Da un lato ha chiesto di adottare gli Eurobond, che rappresentano un impegno fortissimo per l’europeismo, ma dall’altro ha ostacolato l’acquisto di Parmalat da parte di Lactalis dimostrando un forte nazionalismo. Ha anche fatto la guerra a Draghi, che era stato prescelto dai francesi e dai tedeschi come nuovo Presidente della Bce. La sua battaglia per la nomina del successore di Draghi ha fatto restare fino all’ultimo Bankitalia senza un nuovo Governatore, creando imbarazzo internazionale al nostro Paese. Non dimentichiamo poi che sul piano nazionale si era messo di traverso su una serie di provvedimenti, arrivando persino a non votare il suo rendiconto finanziario.
Lunedì è sembrato che i mercati (visto l’andamento di Piazza Affari e dello spread) non aspettassero altro che un passo indietro di Berlusconi. Oggi i mercati avranno un motivo in più per “festeggiare”?
Non è proprio così. Il fatto è che i mercati hanno bisogno di chiarezza. E ieri, dopo l’incontro tra Berlusconi e Napolitano, mi pare che ne sia stata fatta. Ma ci sarebbe stata anche qualora Berlusconi avesse deciso di porre la fiducia sulla legge di stabilità. È sbagliato comunque personalizzare la questione. Come nel caso di Tremonti, si tratta di indirizzi, di programmi e della volontà di attuarli.
Secondo lei, una volta che Berlusconi rimetterà il mandato nelle mani di Napolitano, cosa dovrebbe fare il Capo dello Stato?
Non si può continuare a far finta di niente in una situazione di questo genere: la maggioranza è divisa e l’opposizione non è ancora convinta di avere la capacità di sostituirla perché non ha un programma. Data la situazione, cerchiamo almeno di andare alle urne a gennaio. L’importante è approvare prima la legge di stabilità con il maxiemendamento, che è già minimo rispetto alle richieste dell’Ue.
Resta sempre l’ipotesi di un governo tecnico: cosa ne pensa?
La trovo un’idea pazzesca. Ci rendiamo conto che dovrebbe capeggiare una maggioranza eterogenea, con un Premier tecnico e non politico, e non se ne conosce il programma? Se proprio non vogliamo andare alle urne, meglio sperare che si formi un governo politico, con l’attuale maggioranza più l’Udc o il Terzo polo, con un programma più energico di quello attuale, anche se mi sembra che questa ipotesi non si stia concretizzando.
Intanto, l’arrivo degli ispettori europei, la lettera di Rehn e il ruolo che avrà il Fmi (dopo quanto deciso al G20 di Cannes) danno l’impressione di un’Italia commissariata.
Danno questa idea per colpa in gran parte delle discordie politiche, che hanno portato allo sfaldamento del governo. Commissione europea, Bce e Fmi è come se supplissero alla nostra perdita di credibilità. Visto che si pensa che non saremo in grado di sistemare il bilancio pubblico, che è la cosa decisiva in questo momento di crisi, e che gli stessi italiani non sembrano capirci più niente in questa situazione caotica, credo che sia un bene che ci siano dei verificatori esterni che dicono se stiamo facendo o no quello che abbiamo promesso di fare. Forse questo aiuterà a ridurre lo spread tra Btp e Bund.
Non teme che possano curare gli interessi del “direttorio” franco-tedesco a scapito dei nostri?
Certamente questo controllo è un’umiliazione, che però ci siamo voluti noi. Tuttavia, non mi sembra il caso di parlare di un vero pericolo. Teniamo presente che il direttorio franco-tedesco è piuttosto debole e diviso al suo interno. E non dimentichiamo che i nostri partner hanno tutto l’interesse a che noi paghiamo i nostri debiti, perché se l’Italia diventasse insolvente l’Ue perderebbe un partner importante ai fini dell’Eurozona e della politica internazionale. Non credo quindi che possano fare il proprio interesse a nostro danno.
(Lorenzo Torrisi)