Dopo lunghe discussioni, la commissione Bilancio ha approvato la proposta del Pdl per modificare la norma secondo cui tutte le onlus e gli enti no profit che svolgono attività commerciali erano tenuti al pagamento dell’Imu. Con la nuova formulazione, saranno obbligate a versare l’imposta soltanto le realtà che svolgono attività lucrative “mascherandosi” dietro allo statuto di no profit.
In precedenza, era stata approvata una legge secondo cui gli enti non commerciali, che fino al 2011 non pagavano l’Imu/Ici, a partire dal 2013 avevano il dovere di denunciare i loro immobili. Il ministero delle Finanze lo aveva ribadito anche nelle istruzioni al modello di dichiarazione Imu approvato il 30 ottobre. A essere abrogato era stato l’articolo 10 della normativa Ici presente nel decreto legislativo numero 504 del 1992, che escludeva gli enti non profit dalla dichiarazione ai fini dell’Ici. Ora “quelle realtà no profit che svolgono attività pubbliche cioè rivolte a tutti”, dice Gabriele Toccafondi, deputato del Popolo della Libertà, sono salve.
Onorevole Toccafondi, che cosa ne pensa di chi vede nella classe politica di cui lei fa parte un insieme di inetti o, peggio, di furbi?
La politica oggi sembra solo essere rottamazione, primarie, nuovi partiti o slogan. E’ molto più facile distruggere che costruire e diciamocela tutta, trova più spazio chi dice che e’ tutto sbagliato di chi prova a risolvere qualche problema. Per risolvere i problemi bisogna rottamare poco e costruire.
Come valuta le ultime decisioni per quanto riguarda l’Imu per il non profit?
Venerdì sera in commissione Bilancio dopo giorni di lunghe riunioni è arrivata finalmente una cosa molto positiva per le onlus e per il non profit. La modifica della norma sulle esenzioni Imu era necessaria e doverosa e con la nostra proposta votata venerdì all’unanimità dalla commissione salviamo quelle realtà no profit che svolgono attività pubbliche cioè rivolte a tutti.
Nel concreto in che cosa consiste questa modifica?
Con la norma del Governo rischiavano di pagare tutte le realtà che svolgevano “attività commerciali”, mentre adesso a pagare saranno le “attività lucrative, cioè con finalità di lucro”. In pratica con la prima scrittura pagavano l’Imu le mense dei poveri, la rimessa delle ambulanze, il centro di recupero per tossicodipendenti, la casa accoglienza per ragazze madri e così via. Con la nuova formulazione e con i dovuti controlli queste realtà non pagheranno l’imposta e chi si nascondeva dietro interpretazioni della norma risultando non profit mentre faceva pura attività imprenditoriale non avrà più scuse interpretative di alcun genere, e dovrà pagare come chi svolge attività regolari.
Che cosa sarebbe successo invece con la precedente formulazione della norma?
Con la formulazione iniziale per l’esenzione di “attività commerciale” a pagare sarebbero state tutte le realtà che svolgevano attività commerciale ovvero che avevano una convenzione, un contratto, un’utenza, una retta anche minima. Tutte le realtà no profit, onlus, ma anche del volontariato fanno in qualche misura attività commerciale: hanno contratti, fanno ricerca fondi, pagano affitti anche se minimi, acquistano strumenti, hanno convenzioni con gli enti locali, cioè svolgono “attività commerciali”.
Che cosa accadrà ora?
Con la modifica accettata dal Governo tutte quelle realtà che si occupano di assistenza, riabilitazione, educazione, recupero, protezione civile, che svolgono attività pubblica potranno proseguire la loro attività rivolta a tutti con la possibilità di non vedersi gravare i bilanci per migliaia di euro.
E se con il Regolamento applicativo entrasse dalla finestra quello che è uscito dalla porta?
Tocca adesso al Governo scrivere il Regolamento che andrà nel dettaglio delle singole procedure, ma è chiaro che non potrà non tener conto di quello che è stato deciso all’unanimità dalla commissione ovvero che chi si occupa degli altri svolge una preziosa funzione pubblica e lo Stato riconosce, anche economicamente, questo come un valore per tutti.
(Pietro Vernizzi)