La lotta all’evasione “continua a essere un elemento centrale e imprescindibile nell’azione di risanamento della finanza pubblica, sia per i suoi effetti sull’entità delle entrate sia per la redistribuzione del prelievo fiscale”, ma “la strategia adottata dal legislatore nel corso della passata legislatura è stata caratterizzata da andamenti ondivaghi e contraddittori”. Questo è quanto rileva la Corte dei Conti nell’ultimo rapporto sulla finanza pubblica. Analizzati anche i vari strumenti a disposizione per combattere l’evasione, viene spiegato che lo stesso redditometro potrà rivelarsi non così utile: secondo i magistrati, infatti, “il clamore mediatico suscitato dal nuovo meccanismo di ricostruzione sintetica dei redditi appare francamente sproporzionato alle limitate potenzialità dello strumento e alla presumibile efficacia dello stesso che continuerà, inevitabilmente, a costituire un criterio complementare per l’accertamento dell’Irpef”. Altre misure, invece, come il cosiddetto “spesometro” (attraverso il quale vengono registrate tutte le operazioni verso i consumatori finali di importo pari o superiore a 3.600 euro), secondo la Corte dei Conti potrebbero comportare alcuni “rischi”, tra i quali “effetti negativi sui consumi” o addirittura l’aumento della “propensione ad effettuare acquisti di beni e servizi in nero”.