La stragrande maggioranza degli italiani dopo gli attentati di Parigi ha paura, con una percentuale di persone che non usciranno più la sera che è ancora più elevata rispetto a quanto avvenne dopo l’11 settembre. A rivelarlo è Nicola Piepoli, sondaggista e fondatore dell’Istituto Piepoli, secondo cui circa il 40% delle persone che hanno paura vorrebbe contrattaccare. Il 30% invece non vuole fare nulla, mentre il 30% è disposto a subire qualsiasi cosa pur di sopravvivere. Dopo gli attacchi due partiti perdono consensi, l’M5s e la Lega nord, con un -0,5% ciascuno, mentre Pd, Forza Italia e sinistra radicale non guadagnano né perdono.
Piepoli, che cosa si aspetta dopo gli attentati di Parigi?
Dopo gli attentati dell’11 settembre la gente pensava che il mondo sarebbe cambiato radicalmente. Poi, indipendente dalle decisioni americane di attaccare l’Iraq, c’è stato uno scatto di orgoglio dell’Occidente che ha fatto aumentare il Pil. Almeno finché sono venuti al pettine i nodi delle truffe organizzate dalle banche, soprattutto americane, e il risultato è che è crollato tutto. Anche in questo caso penserei a un’evoluzione non diversa, per cui la prima reazione è sana ma poi tutto decade anche perché la guerriglia continuerà.
Quanti sono gli italiani che hanno paura?
La maggioranza assoluta degli italiani ha paura dei luoghi pubblici, di prendere il treno, di tutti gli spazi che non siano casa propria. Dalle nostre domande si ricava uno scenario abbastanza desolante. In questo momento la paura domina il Paese molto più di quanto pensassi. La maggioranza assoluta degli italiani ha qualche area della socialità che ha disattivato in funzione degli eventi di Parigi. Il nocciolo della questione è pessimista. A dominare sono il dolore e il rimpianto per una vita migliore.
Quali conseguenze ha questa paura sul piano pratico?
Gli italiani hanno paura di uscire la sera. Poi magari escono, ma lo fanno di meno. Se poniamo che il 5% degli italiani non esca più la sera, sono milioni di pasti scomparsi, di biglietti del tram o del metrò in meno, di chilometri non percorsi dalle automobili. Anche se i numeri sembrano piccoli è un immenso danno. Questa propensione a una minore mobilità riguarda una percentuale molto alta degli italiani.
Secondo lei per quanto tempo se ne sentiranno gli effetti?
Non lo sappiamo. Dipende dall’eventuale verificarsi di ulteriori attentati. Se questi ultimi si verificano, si ferma non solo l’Italia ma l’intero Occidente. In questo modo però diamo ragione ai terroristi.
Perché?
Perché così ci impediscono di fare quello che facevamo prima, e in questo modo si mette fine a una società mobile. A Parigi non sono morti solo dei francesi, ma dei cittadini di mezza Europa tra cui anche un’italiana, Valeria Solesin. Dopo gli attentati dell’11 settembre avevamo fatto un sondaggio analogo. Per gli italiani però New York è lontana, mentre Parigi è a un tiro di schioppo.
Le persone che hanno paura che cosa vogliono fare?
Si dividono in tre grandi aree: c’è l’area che non vuole fare nulla, quella che vuole contrattaccare e quella disposta a subire tutto pur di sopravvivere. L’area di chi vuole combattere supera il 40%, mentre le altre due prendono il 30% ciascuno.
Quali partiti si avvantaggiano di questi dati?
Due partiti sono danneggiati: l’M5s e la Lega Nord. Sono cioè puniti gli estremisti: da un lato i Cinque Stelle che dicono “meglio non combattere”, dall’altra Salvini secondo cui bisogna combattere. E il risultato è che perdono lo 0,5% ciascuno.
Grillo però non ha preso posizioni ufficiali …
I componenti dell’M5S si dichiarano marginalmente su posizioni pacifiste, quelli della Lega nord marginalmente su posizioni belliche. Questo fa diminuire il numero di italiani che si identificano con entrambi. E gli altri partiti? Il Pd e Forza Italia invece non guadagnano né perdono, in quanto sono partiti fondamentalmente centristi e ben lontani dai rispettivi estremismi. La sinistra radicale a sua volta non guadagna né perde voti, per la semplice ragione che si tratta di consensi molto sparuti. In totale dichiara di appartenere a quell’area il 5,5% degli italiani, cioè un dato complessivamente marginale.
Quali saranno le conseguenze della polemica tra Alfano e Salvini?
Perdono tutti e due, il conflitto e l’insulto fanno sempre perdere.
(Pietro Vernizzi)