Mentre la squadra di governo di Matteo Renzi ha prestato giuramento davanti al capo dello Stato, in molti – qualcuno anche nel Pd – non hanno gradito prima l’accordo con Silvio Berlusconi sulle riforme e, dopo, il modo in cui il segretario del Partito democratico ha scalzato Enrico Letta da Palazzo Chigi, ottenendo il mandato da Giorgio Napolitano. Tra questi c’è Achille Occhetto, ex Pci e Pds e primo sfidante del Cavaliere nelle elezioni del 1994 a capo dell’Alleanza dei progressisti.
Occhetto, il Pd di Renzi è la nuova Dc?
Io credo che usare questi vecchi termini per interpretare l’attuale politica non dia la chiara visione dei problemi che abbiamo di fonte. Il Pd secondo me – ed è per questo che non vi ho aderito – è stata una fusione a freddo tra due apparati. Quindi il risultato è stato che si sono messi, delle volte, insieme il peggio del Pci e della Dc. E in queste ultime vicende direi che sia il peggio del Pci e della Dc hanno orchestrato una politica sbagliata.
Nel partito sembra che la componente ex Margherita sia maggioritaria rispetto agli ex Ds. Questo cambio di pelle cosa comporta?
Il cambio di pelle è già avvenuto quando c’erano dei leader di derivazione comunista, perché innanzitutto credo che l’errore di questi ultimi tre anni – ovvero il fatto di aver impantanato la politica italiana nell’emergenzialità e nelle grandi intese – sia stato fatto, purtroppo, proprio dalla componente che deriva dal vecchio Partito comunista, a partire da Giorgio Napolitano, che ha fatto da garante a tutto questo. Il problema è guardare non tanto alla necessità di passare da una filiera comunista a una democristiana, bensì verificare se effettivamente c’è la capacità di mettere in campo una nuova sinistra. Al momento non mi sembra, ma spero che nel futuro questo avvenga.
Il fatto che appunto gli ex comunisti siano ai margini del Pd, facendo fuori determinati personaggi non si fa fuori anche una parte di elettorato più di sinistra?
Ma chi sono questi personaggi nei quali l’elettorato della sinistra più pura dovrebbe riconoscersi?
Non so, per esempio, penso all’ex segretario Bersani e alla sua corrente.
La deriva moderata del Partito democratico è incominciata attraverso una nobile collaborazione tra ex comunisti e democristiani. Io vedo ex Dc come Prodi che sono più a sinistra ed ex comunisti come Violante – che si sono più volti messi d’accordo con Berlusconi – che sono più a destra. Per me la vera dialettica è tra un’autentica posizione di sinistra e una moderata.
E a livello di elettorato?
Come si è visto, probabilmente sbagliando e inseguendo il sogno della vittoria per la vittoria (mentre io credo che si debba vincere su un progetto), c’è una grandissima parte dell’elettorato rosso dalla testa ai piedi che è accorso ai seggi delle Primarie per votare Renzi.
Come valuta le modalità con le quali Renzi è salito a Palazzo Chigi?
Sono rimasto deluso per il semplice fatto che avevo ritenuto estremamente importanti due cose di Matteo Renzi…
Ovvero?
La rottamazione, cioè il cambiare una classe dirigente che aveva portato alla degenerazione della sinistra; e l’affermazione secondo la quale si doveva uscire dalla politica delle larghe intese. La modalità che ha seguito ha contraddetto questo impegno. È vero che lui è stato indotto a farlo anche dalla minoranza interna, che ha affermato improvvisamente che lui doveva salire al governo. Ecco, anche in questa vicenda c’è stata una nobile collaborazione fra le due anime, dentro una camicia di Nesso costruita dal presidente della Repubblica che, ripeto, è quella dell’emergenzialità e delle intese con la destra.
E il programma di Renzi come lo giudica? In molti dicono che non ce l’ha: è d’accordo?
Per quanto riguarda il programma penso che si debba aspettare che lo presenti in Parlamento. Per criticare bisogna aspettare i fatti: portiamo pazienza e vediamo. Dico comunque che mi sfugge lo stato attuale delle cose, ovvero di come con la stessa maggioranza di Letta Renzi possa fare e realizzare un programma molto più avanzato.
Come evolveranno i rapporti con Civati e Sel di Nichi Vendola?
Ecco, questi sono nomi di sinistra. Purtroppo ho visto che Alfano ha posto la condizione che lui non si debba sedere allo stesso loro tavolo. Vediamo che cosa succederà…
Civati e Vendola secondo lei potranno fondare insieme un nuovo partito di sinistra in Italia?
Oggi nessuno può formare niente se non esiste qualche cosa di profondo che si muove nella società; se noi continuiamo a pestare sempre la stessa acqua nello stesso mortaio – e mi riferisco a come sono oggi i partiti – non ne viene fuori nulla. Auspico che ci sia un’ondata di fondo che parta in primo luogo dalle nuove generazioni che possa far nascere una nuova classe dirigente della sinistra. E…
Prego.
In merito, rimprovero a Grillo lo spreco: ha buttato al vento una grande occasione. C’erano centinaia di migliaia di giovani che potevano già incominciare a rappresentare la prima ondata di un processo di rinnovamento che lui adesso sta sprecando.
Visto che ha parlato di Beppe Grillo, come commenta l’incontro in streaming?
Io l’ho guardato come un bel pezzo di film muto, come quelli di Buster Keaton e Cric e Croc. Mi sono divertito, ma da quello visto non traggo alcuna conclusione politica.
Torniamo a Renzi e al patto con Forza Italia. Lei avrebbe fatto un accordo con Berlusconi di questo tipo?
Io no, non lo avrei fatto. Oltretutto io non continuerei a ricevere Berlusconi ai massimi livelli delle istituzioni quando si fanno le consultazioni e quando si fanno gli incontri politici. Berlusconi ha il diritto, dal di fuori, di dirigere il suo partito, ma non può avere alcuna rappresentanza istituzionale.
Attraverso la telefonata del finto Vendola a Fabrizio Barca, si è vista la longa manus di De Benedetti dietro l’operazione Renzi. Ma ai suoi tempi chi appoggiava De Benedetti?
Rispetto a Barca ho il vantaggio di sapere di essere pubblicato, quindi non rispondo…
Per concludere: Renzi è un vincente?
Nella sua testa lo è e questo nel breve periodo penso possa aiutarlo. Benché io abbia le mie riserve, spero che almeno per un po’ di tempo ce la faccia, sennò non so proprio da che parte andremo a sbattere.
(Fabio Franchini)