Si direbbe che il presidente della repubblica, Giorgio Napolitano sia intenzionato a proseguire nell’opera di rivalutazione di riforma dei partiti e della classe politica. Lanciando stoccate al sistema e alle sue storture, ma rivendicandone la preminenza e l’importanza sul fronte della rappresentanza popolare. Lo ha fatto di recente, invitando a guardarsi dai demagoghi di turno, con chiaro riferimento a Beppe Grillo, esplicitato nel ricordo del movimento dell’Uomo qualunque che, sull’onda dell’antipolitica, ebbe agli inizi della Repubblica un certo successo, sortì discreti consensi, per poi trasformarsi in un partito esattamente come tutti gli altri e, infine, sparire senza lasciare traccia. Alcuni giorni prima, aveva invitato la classe politica a rinnovarsi moralmente, anche per sanare il gap con i più giovani, ormai da anni del tutto disinteressati alla cosa pubblica. Il capo dello Stato, sull’esempio del suo amico, Luciano Cafagna, storico, studioso e politico socialista, aveva esortato, in particolare, a dare nuovo vigore al rapporto tra politica e cultura. E, alcuni giorni prima ancora, aveva ribadito che i partiti non sono il regno del male. Pur riconoscendo che in essi si annida,come del resto in qualunque ambito della vita pubblica, il marcio, aveva anche sottolineato come «esempi passati e presenti di onestà e serietà politica, di personale disinteresse, di applicazione appassionata ai problemi della comunità» non fossero mancati, così come la capacità di sapersi risollevare nel rinnovamento. Oggi, invece, l’inquilino del Colle ha voluto mandare un messaggio in occasione della manifestazione organizzata a Genova per ricordare il 120esimo anniversario della nascita del Partito socialista italiano. All’evento hanno partecipato le fondazioni socialiste italiane. Al segretario nazionale del Psi, Riccardo Nencino, Napolitano ha rivolto un saluto, spiegando che l’iniziativa non si limita ad essere un «contributo alla celebrazione di una lunga e gloriosa tradizione politica, intrecciata intimamente alla storia del nostro Paese, alle battaglie per il progresso economico e civile e alle conquiste democratiche e sociali». Secondo il presidente, infatti, «Il filone del pensiero socialista, profondamente radicato nel nostro continente, costituisce un patrimonio di valori e di idee la cui attualità è da approfondire in rapporto a sempre vive esigenze di giustizia e solidarietà nella società e di equità e collaborazione internazionale».
Napolitano, infine, ha chiarito che tali valori costituiscono esigenze e punti di riferimento dai quali non è possibile prescindere, «anche di fronte alla grave crisi economica e sociale in atto e ai mutamenti e alle tensioni del mondo d’oggi».