I tre candidati alle Primarie Pd 2017 si confronteranno in televisione domani 26 aprile su Sky per la chiusura della campagna elettorale per la segreteria del Partito Democratico. Renzi, Orlando ed Emiliano presenteranno agli elettori le proprie posizioni per convincere chi magari è ancora indeciso. I sondaggi danno in netto vantaggio il segretario dimissionario Renzi e dunque per Orlando ed Emiliano sarà una sfida cercare di rimontare. Ma come si vota e chi può andare ai seggi? Le Primarie del Pd, per l’elezione del segretario e dell’Assemblea nazionale, si svolgeranno domenica prossima 30 aprile: gli elettori potranno votare dalle ore 8 alle ore 20, esperimento il proprio voto con un unico segno su una delle liste di candidati all’Assemblea nazionale. Per votare non è obbligatorio pre-registrarsi anche se è raccomandato per chi non voglia farlo al seggio. La pre-registrazione può essere fatta online. E’ obbligatoria per tutti coloro che si troveranno fuori dalla loro provincia di residenza, per chi ha tra i 16 e i 18 anni, per i cittadini dell’Unione Europea residenti in Italia e i cittadini di altri Paesi in possesso di regolare permesso di soggiorno o della ricevuta della richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno I residenti maggiorenni dovranno presentarsi al seggio con la tessera elettorale, gli iscritti al Partito Democratico dovranno portare anche la tessera: a tutti sarà chiesto un contributo di almeno 2 euro. Clicca qui per tutte le informazioni. (aggiornamento di Stefania La Malfa)
Matteo Renzi e Andrea Orlando “giocano” a fare il Macron: le Primarie Pd sono lontane solo sei giorni, e il risultato delle elezioni francesi di due giorni fa ancora pesa in senso positivo all’interno del Partito Democratico. L’esperienza di Macron che si proietta verso la conquista dell’Eliseo contro estremismi, anti-europeismi, fa gola al Pd che vorrebbe lo stesso percorso, magari non accorgendosi che Macron ha preso molto da Renzi, per ora solo nei pregi (per gli eventuali difetti bisogna attendere la vittoria al ballottaggio e i primi mesi all’Eliseo, of course). Il primo vero rottamatore non ci sta con i paragoni e rivendica su di sé la paternità di alcuni successi di Macron a livello di campagna elettorale e di programmi: «Vogliamo un’Europa che faccia la differenza sulla visione del futuro, non sulle virgole del deficit. Bravo Macron: la sfida inizia adesso. Una sfida che riguarda anche l’Italia. Avanti, insieme», ha scritto ieri su Facebook il candidato segretario Renzi dopo i risultati definitivi del primo turno francese. E ha proseguito, «La vittoria di Macron al ballottaggio francese potrebbe dare molta forza a chi vuole cambiare l’Europa. Chi ama l’ideale europeista sa che gli avversari sono i populismi. Ma sa anche che l’Europa è un bene troppo grande per essere lasciato ai soli tecnocrati». I temi sono in effetti simili tra il primo Renzi e questo Macron, ma il Renzi 2.0 (post sconfitte e post luna di miele con media ed elettori) vuole ora a sua volta inseguire il suo collega francese: «Abbiamo molti temi su cui farci sentire. L’elezione diretta del presidente della commissione, il cambio di paradigma della politica economica, l’Europa sociale, un piano per le periferie, la difesa comune e nuove politiche sulle reti e sulla ricerca: queste le cose che chiederemo a Bruxelles chiudendo lì la campagna delle primarie venerdì prossimo». Le primarie Pd rischiano di essere un plebiscito anche per questo Renzi 2.0 un po’ più “antipatico” rispetto al primo, ma sarà poi la battaglia elettorale in Primavera a dare la vera cartina tornasole al probabile nuovo segretario dem. Il rischio flop è sempre dietro l’angolo, e Renzi pare saperlo bene…
Andrea Orlando sa bene che l’impresa di battere Renzi alle Primarie del Pd di domenica prossima, sarà un vero scoglio molto difficile da superare: continua la campagna elettorale e prova anche lui a titolarsi qualche elemento “a la Macron“ per provare a recuperare il terreno di distanza dal candidato ex premier fiorentino. «Possiamo salutare una bellissima notizia: i fascisti non hanno sfondato in Francia – ha esordito il candidato e ministro della Giustizia – ora ci aspetta una sfida, quella delle prossime elezioni politiche». Per Orlando il gioco che fa Renzi è molto pericoloso e rischia di appiattire il Pd su posizioni “estreme”, seppur in contrapposizione a M5s e Lega nord: «Grillo fa il clericale, Di Maio si mette in competizione con Salvini sulla questione dell’immigrazione. La competizione sarà con la destra populista, la più pericolosa nella storia del Paese. O li inseguiamo, diventando una brutta copia dell’originale, o li sfidiamo». Esattamente come Macron, la sfida all’estremismo senza estremismo, è la ricetta di Orlando per il suo Pd: per farlo, il ministro punta i paletti dell’iter necessario. «Devo riuscire a unificare il partito su temi “di sinistra” accantonati in epoca renziana. È scandaloso che non si ricordi mai che il 25 % della ricchezza del Paese è in mano all’1% della popolazione». Per il ministro della Giustizia e candidato alle Primarie Pd c’è una diseguaglianza inaccettabile, sei milioni di persone sotto la soglia di povertà e centomila bambini sotto la soglia minima di nutrizione: «o il partito riprende in mano la bandiera dell’uguaglianza o non sapremo più ricostruire un rapporto con i ceti popolari, i primi ad essere attirati dalle sirene della demagogia».