Si può affermare senza alcun dubbio che sulla vicenda dell’Imu, la nuova tassa sugli immobili, il “governo dei tecnici” si è, per così dire, incriccato. Dagli ambienti ministeriali si fa trapelare l’ipotesi di un cambiamento dell’Imu o sui tempi di riscossione. Si potrebbe pensare di ritornare alla versione originale scritta già dal governo precedente, quello di Berlusconi e Tremonti, che tassava solo le seconde case. A questo punto si lascerebbe ai Comuni la facoltà di decidere se tassare o meno anche la prima casa. L’impressione è che sia un giochetto “ a scaricabarile”, proprio mentre si affronta una tornata amministrativa che può essere molto indicativa dell’umore degli italiani sia sulla nuova tassa sia sulla pressione fiscale in generale. Però ci sono i conti che devono tornare e non tornano, sia per le casse statali sia per quelle comunali. L’idea dei “tecnici” sarebbe quella di girare tutto l’incasso dell’Imu ai comuni, compresa la parte che finisce nelle casse dello Stato. Ma nello stesso tempo tagliare i trasferimenti dallo Stato ai comuni della stessa cifra che verrebbe a mancare per la non tassazione della prima casa. Leonardo Becchetti, professore straordinario di Economia Politica all’Università “Tor Vergata” di Roma, vede in questa vicenda dell’Imu un sintomo, uno tra i tanti, della crisi economico e finanziaria dell’Occidente. Dice Leonardo Becchetti: “Diciamo chiaramente che in questo momento la popolarità di chi vuole riscuotere le tasse è molto bassa. In questo quadro, le proposte che si stanno studiando al proposito coinvolgono sia il ‘governo dei tecnici’ sia i rappresentanti dei comuni. Siamo proprio al passaggio di una tornata elettorale amministrativa e quindi c’è un patrimonio di consenso e di credibilità che si stanno disputando tra loro i comuni e il governo”.
Lei pensa che dopo queste parziali amministrative sarà più facile trovare una soluzione?
Lo spero. Ma penso che tocchi al “governo dei tecnici”, proprio in quanto tecnici, trovare questa soluzione. Certamente non sarà semplice trovare un accordo nel momento in cui si vogliono tagliare di nuovo i trasferimenti ai comuni.
Il problema è che questa tassa sulla casa è veramente molto impopolare in Italia, forse per una tradizione radicata degli italiani di investirci tutti i loro risparmi.
Guardi in questo caso il discorso è complicato. Le tasse sugli immobili in Italia sono effettivamente le più basse d’Europa. La situazione complessiva è grave e che si debba riscuotere le tasse è importante. Tuttavia forse era necessario avere uno sguardo più ampio. Una tassazione rivolta soprattutto sui ceti medio bassi, a questo punto mettiamoci anche la prima casa, è quella che fa crollare i consumi. Perché questi ceti sono i più forti consumatori, sono quelli che consumano di più. Forse ripensando a tanti discorsi fatti in questi mesi, era meglio fare una tassazione sui grandi patrimoni. Quella era probabilmente la strada da prendere. In tutto l’Occidente, stando a diverse dichiarazioni, c’erano pure i titolari di questi grandi patrimoni che si dichiaravano disponibili. Anche tutta questa vicenda della spending review non risolve i grandi problemi che ci troviamo di fronte.
Quando dice di allargare lo sguardo lei pensa solo a questo?
No, non solo a questo. Noi siamo in difficoltà per dei nodi strutturali che riguardano tutto l’Occidente. E di fronte alla pressione di certi oligopoli non se ne esce da questa situazione. Continuiamo a richiamarci a una sorta di purezza del libero mercato, ma senza correttivi o senza interventi significativi qui non si aggiusta nulla. Guardando alla situazione delle imprese in difficoltà ad esempio, come è possibile non modificare questo sistema bancario? La vera questione è un sistema bancario diverso. La banca di territorio, il credito cooperativo ha avuto per anni una funzione insostituibile nella vita delle imprese. Oggi tutto questo sembra scomparso. La finanza deve servire all’impresa, gli intermediari finanziari devono avere questo obiettivo, quello di essere un braccio d’aiuto all’impresa.
Ci sono nodi strutturali mondiali che in questi anni non sono stati neppure presi in considerazione e nei singoli Paesi ci si dibatte con una tassazione che sta diventando insopportabile.
Esistono due nodi strutturali che sono decisivi e che devono essere affrontati. Il primo è quello di dare al sistema finanziario delle nuove regole. Io resto stupefatto di fronte al silenzio assordante che c’è su questo punto. Il secondo problema è quello del costo del lavoro in Occidente rapportato ai Paesi emergenti. Si può risolvere con il tempo questo problema. Ma non si possono eludere questi due problemi.
(Gianluigi Da Rold)