Banca d’Italia ha rilevato un rallentamento della crescita del Pil nel primo semestre, cioè lo 0,2% contro aspettative più ottimistiche. Ciò indica che l’economia italiana è ancora lontana dalla guarigione e richiede terapie. Quella sistemica riguarda la difesa della fiducia che ha l’effetto tecnico di trasferire i capitali dai risparmi al consumo, aumentando così la domanda interna di beni che è il maggior volano per la crescita. Bankitalia ha rilevato che nel 2017 tale fiducia è aumentata notevolmente. La priorità è far continuare tale fenomeno positivo.
Il modo per riuscirci è avere un governo capace di mettere l’Italia e il suo export al riparo dagli scossoni nello scenario internazionale, di rassicurare l’Ue e il mercato globale al riguardo della sostenibilità dell’enorme debito e di stimolare quei settori economici che ancora sono depressi. In base a tale criterio preoccupano sia la difficoltà dei partiti ad accordarsi, sia alcuni dati che indicano la loro preferenza a privilegiare gli interessi partitici su quelli di governo della nazione. Ma va anche annotata la pressione crescente da parte del Quirinale affinché i partiti stessi correggano questa loro postura e privilegino la responsabilità di governare. Con quali contenuti?
La situazione italiana corrente non lascia spazio a scelte ideologiche, ma ne impone di tecniche, molto precise, per conquistare stabilità, credibilità esterna e rendere più robusta la crescita. Per prima cosa l’Italia deve convincere il mercato globale che la sua finanza pubblica resterà in equilibrio sia riducendo debito e deficit, sia tenendo vivace la crescita. Il dato non buono sul Pil, che anticipa possibili squilibri in rapporto al debito, mette a rischio questo requisito e impone correzioni immediate in termini di taglio della spesa pubblica e di più stimolazioni economiche.
Le seconde dovrebbero essere mirate, in particolare, per accelerare la ripresa del settore immobiliare e costruzioni che è un volano importante di crescita che ancora sta soffrendo. In generale, le aziende dovrebbero essere stimolate a investire di più mettendo in calendario una riduzione sostanziale dei pesi fiscali a loro carico.
Possibile? Tecnicamente lo è, ma politicamente implica un compromesso dove i partiti devono rinunciare ad alcuni temi nei loro programmi e convergere su azioni che non hanno mai scritto nei programmi stessi, ma necessarie. Difficile, ma l’istinto di sopravvivenza degli attori politici dovrebbe far loro vedere che o così o recessione e guai di cui saranno imputabili.