La rielezione di Napolitano pone rimedio ad una situazione tragicomica che rischiava di diventare catastrofica. Resta il fatto che non una sola tra le priorità del Paese è stata ancora affrontata. Come si orienterà, in tal senso, il capo dello Stato? «Lunedì avrò modo di dire quali sono i termini con cui ho accolto l’appello ad assumere di nuovo la carica di presidente», ha dichiarato, aggiungendo: «Auspico che tutti sapranno nelle prossime settimane onorare i loro doveri concorrendo al rafforzamento delle istituzioni repubblicane». Par di capire che l’ipotesi di governissimo si fa sempre più probabile. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con Luciano Ghelfi (Tg2).
Quali sono le intenzioni del presidente?
Ieri Napolitano ha dato luogo a delle vere e proprie consultazioni, incontrando Bersani, Berlusconi, Monti, Maroni e i governatori delle Regioni; nonostante non possa ammetterlo apertamente, è certo che abbia concordato con il Pd un radicale cambio della linea politica assunta finora. Significa che l’idea dell’autosufficienza del governo di minoranza dovrà essere messa da parte.
In favore di cosa?
Di un esecutivo sostenuto da Pd, Pdl e Scelta civica (con l’appoggio esterno della Lega) che sarà chiamato “del presidente”, “di scopo” e via dicendo ma che, di fatto, sarà un governo di larghe intese.
Chi potrebbe guidarlo?
Potrebbe essere Giuliano Amato, supportato da tre vicepremier, uno per ciascuna delle tre principali forze politiche. Oppure Enrico Letta. In tal caso, i vicepremier sarebbero due, uno del Pdl e l’altro di Scelta civica.
Il premier non potrebbe essere un tecnico, come Cassese?
Assolutamente no. Napolitano è stato chiaro: vuole che la politica si assuma le responsabilità che non si è assunta con il governo Monti.
Di cosa si occuperà il prossimo governo?
Il programma già esiste, e consiste nelle conclusioni dei saggi. Alcuni provvedimenti, come quelli relativi agli ammortizzatori sociali, dovranno essere presi immediatamente. Per altri, come la riforma elettorale, o il superamento del bicameralismo perfetto, occorreranno al massimo, 12-18 mesi, trascorsi i quali il governo avrà esaurito il suo scopo e si potrà tornare alle elezioni.
Sarà composto da tecnici o da politici?
Presumibilmente, da politici. Probabile che ne facciano parte alcuni dei saggi. Luciano Violante, Gaetano Quagliarello e Mario Mauro hanno, indubbiamente, la statura per fare i ministri. Anzi, potrebbero rappresentare addirittura i garanti della realizzazione concreta del contento delle relazioni dei due gruppi di lavoro (politico-istituzionale e socio-economico).
Il diritto alla precedenza rispetto alla scelta del premier potrebbe, a questo punto, spettare al Pdl?
No, i numeri non glielo consentono.
I numeri, tuttavia, potrebbero cambiare: le lotte interne al Pd ed eventuali scissioni potrebbero far sì che non disponga più della maggioranza parlamentare.
Il Pd, a dire il vero, non ha mai disposto di una reale maggioranza. Continuerà ad esprimere la guida del governo: tuttavia, la collaborazione sarà su un piano di assoluta parità. Resta il fatto che le tre forze unite hanno numeri elevatissimi. Laddove, poi, ci fossero delle scissioni, non è detto che avvengano necessariamente fuori dal perimetro della maggioranza. Per intenderci: se la scissione del Pd fosse guidata da Fabrizio Barca, la sua fazione si collocherebbe indubbiamente all’opposizione; ma se la scissione fosse centrista, si determinerebbe una forza politica autonoma che continuerebbe a far parte della base che sostiene il governo.
Il Pdl e Berlusconi come si muoveranno? Pretenderanno più di quanto hanno ottenuto?
No. Berlusconi voleva il governo di larghe intese e sperava nella riconferma di Napolitano. Ha vinto su tutti i fronti.
(Paolo Nessi)