Il governo sta lavorando per scongiurare l’aumento dell’Iva previsto per il primo luglio. Dovrebbe passare, da copione, dal 21 al 22 per cento. Contestualmente, è alla ricerca delle risorse per sospendere in maniera strutturale l’Imu sulla prima casa e per ridurre il cuneo fiscale per le imprese, consentendo loro di assumere giovani disoccupati. Come ricorda Mario Sensini dalle pagine del Il Corriere della Sera, per non aumentare l’Iva «servirebbero subito 6 miliardi, 2 per quest’anno e 4 per il prossimo (più altri 4 l’anno per il resto dell’eternità). Il semplice rinvio di sei mesi costerebbe due miliardi, mentre per spostare lo scatto dell’Iva a inizio ottobre sarebbe sufficiente un miliardo». L’Imu, invece, come è noto costerebbe 2 miliardi. Un gruppo di studio tecnico al ministero dell’Economia è al lavoro per capire dove reperire le risorse, mentre si profilano all’orizzonte alcune ipotesi anticipate dal ministro Saccomanni che, in particolare, si è detto intenzionato a ridurre i sussidi e togliere gli incentivi per le aziende, «creati in modo troppo generoso in passato». E, sempre come ricorda Sensini, «tra sconti, detrazioni e deduzioni, le 720 forme di agevolazione previste dal nostro ordinamento fiscale erodono ogni anno 253 miliardi di euro al gettito».