In un vero uragano di critiche, a favore dell’ex Premier Matteo Renzi si è levata la voce dell’ex Ministro Maria Elena Boschi. La quale, a margine del’intervento di Renzi all’assemblea PD, ha avuto parole di elogio verso l’esperienza di Governo avuta al fianco dell’ex Sindaco di Firenze: “In questi 4 anni, con le sue politiche il Pd ha messo al centro il lavoro, i diritti, la cultura: risultati, non la demagogia. Noi siamo #altracosa rispetto alle forze di maggioranza: è radicalmente diversa la nostra idea di futuro per il paese. Un grande grazie a Matteo Renzi che ci ha guidato in questi anni con coraggio e determinazione. Ha tenuto in alto i sogni della nostra comunità perché l’italia sia davvero il paese della bellezza e non della paura.” Questo il messaggio della Boschi che sembra però a sua volta tagliata fuori dai futuri incarichi dirigenziali del partito, almeno fino alle prossime primarie del PD. (agg. di Fabio Belli)
CALENDA: “FINTA TREGUA IN ASSEMBLEA”
L’ex ministro del Mise, sostituito ora da Di Maio, ha partecipato ieri ai lavori dell’Assemblea Pd con l’amara constatazione del grado di frattura esistente all’interno del proprio partito: in un lungo post su Facebook, Carlo Calenda commenta così il grado di crisi che attraversa il Pd «L’Assemblea del PD di ieri è riassumibile in questo modo. Siamo fermi al “chi ha sbagliato”. Renzi dice Gentiloni, la minoranza dice Renzi, si congela tutto per sette mesi mentre il paese vive una stagione politica e di Governo drammatica. Cosi’ non si va da nessuna parte». Secondo Calenda il Pd è in piena crisi “puberale” dallo scorso 5 marzo: «Ci aspettano almeno sei mesi di discussioni congressuali totalmente concentrate sull’ombelico di una classe dirigente in scontro perenne. Bisogna andare oltre». Il progetto di Fronte Repubblicano resta intatto e ora avanzerà nei prossimi mesi in vista delle Elezioni Europee: resta da capire chi lo potrebbe seguire però, visto che ancora ieri Renzi ha ribadito che non intende mollare il Pd in questo stato di crisi, «Preparando – aggiunge – la rifondazione di un fronte progressista ampio e articolato, capace di proporre soluzioni e mobilitare energie civiche. Le elezioni potrebbero essere molto piu’ vicine del previsto e i tempi del PD non corrispondono a quelli del paese».
RENZI: “NO POLEMICA, SOLO POLITICA”
Con un tweet apparso poco fa, dove viene ripostato integralmente il video dell’intervento all’Assemblea Pd di ieri, Matteo Renzi “risponde” per le rime alle critiche piovute da Martina alla minoranza dem dopo le parole forti tenute durante la riunione di partito all’Hotel Ergife di Roma: «immigrazione, economia, Europa e molto altro. Se qualcuno vuole confrontarsi su tutto (anche #vitalizi o #voucher) ci siamo. Da noi nessuna polemica, solo politica: basta ascoltare». Secondo l’ex premier, non vi sarebbe nel suo intervento alcuna punta di “critica” ai compagni di partito anche se resta evidente che “qualcosa” tra i compagni dem non funzioni proprio: nelle 10 cause principali della sconfitta elettorale, Renzi fa solo qualche breve autocritica ma dirige la sua freccia contro “l’algido” Governo Gentiloni, «Non abbiamo più dettato l’agenda: sullo Ius soli su cui andava posta la fiducia, sui voucher che non andavano tolti, sui vitalizi fermati in Senato dal Pd» aveva attaccato ancora Renzi ieri pomeriggio nell’intervento-fiume da 47 minuti senza pause.
MARTINA VS RENZI: “INGIUSTI GLI ATTACCHI A GENTILONI”
Matteo Renzi ha “rubato” la scena al Pd ancora una volta: nell’Assemblea Nazionale infuocata andata “in onda” ieri a Roma (qui tutti i dettagli e gli interventi, ndr) ha analizzato i motivi della sconfitta elettorale di questo 2018 ma ha sostanzialmente fatto passare tre concetti. Non molla il Pd e non fonda (per ora) un nuovo partito; non è l’unico responsabile della sconfitta (attacco forte alla Minoranza dem); scontro frontale con Paolo Gentiloni, col rapporto sceso ai minimi mai come ieri. Un Renzi show che ha fratturato ancora di più l’Assemblea tra renziani-antirenziani, con il commento che più di tutti ci teniamo a sottolineare di Carlo Calenda che prova a tenersi “fuori” dalla mischia, «io non ho mollato il PD. Ma andare all’Assemblea per assistere alla solita pantomima dove ci si scanna in pubblico tra tifosi Renziani e Antirenziani e si fanno gli accordi in privato, anche no! E francamente vista la situazione del paese lo trovò uno spettacolo indecoroso». Il fulcro dell’intervento di Renzi che ieri ha letteralmente incendiato l’Assemblea Nazionale è avvenuto quando l’ex premier ha ricordato «Mi assumerò tutte le responsabilità. Ma non sono l’unico responsabile. […] Smettiamola di considerare nemici quelli accanto a noi. Ci rivedremo al congresso, riperderete il congresso e il giorno dopo tornerete ad attaccare chi ha vinto».
GLI ATTACCHI DI MARTINA E SALA CONTRO RENZI
Ma è poi l’attacco indiretto a Paolo Gentiloni ha suscitare le più crude reazioni della minoranza e che presuppone mesi caldissimi in vista del Congresso (l’accordo-tregua finale di ieri ha visto il voto su Martina Segretario fino appunto al Congresso pre-elezioni Europee nel 2019): «Non è l’algida sobrietà che fa sognare un popolo», con ulteriori attacchi ai provvedimenti del suo governo che hanno messo in crisi il buono fatto dall’esecutivo Renzi appena precedente. Non lo nomina l’ex Ministro degli Esteri i riferimenti sono evidenti e il primo a commentare «Matteo? È stato imbarazzante» è stato lo stesso Gentiloni. Il giorno dopo, il segretario Martina spiega come le «critiche di Renzi a Gentiloni sono sbagliate e ingiuste, non le ho condivise. Basta dividersi così tra noi, io voglio un Pd diverso. Va attaccata la destra pericolosa ora al governo, non chi di noi ha servito bene il Paese», ha spiegato il segretario raggiunto dall’Ansa. Critico sulla linea renziana è anche Beppe Sala, sindaco di Milano e principale sponsor di Renzi durante l’Expo milanese del 2015: «Mi è sembrato un tono inutilmente polemico, quello di Renzi». Al sindaco viene poi chiesto se lo stesso Renzi sarà ancora guida del Pd, e Sala replica «Non penso in questo momento, stando anche a quello che aveva detto cioè che avrebbe fatto un passo indietro. Non credo che debba essere un candidato per la prossima segreteria e non credo nemmeno voglia farlo».