Le ultime dichiarazioni dell’amministratore delegato di Ryanair, Micheal O’Leary, hanno ancora una volta aperto un dibattito sulla possibilità di collaborazione tra Alitalia e la compagnia low cost irlandese. Ryanair è un vettore concentrato sul corto-medio raggio che ha un sistema di network point to point che ha trasportato negli ultimi mesi oltre 115 milioni di passeggeri. La compagnia continua a crescere e il load factor è ormai vicino al 95% grazie alla capacità di raggiungere ormai non solo la clientela leisure, ma anche quella business. Alitalia vede invece un load factor del 75% e il numero di passeggeri supera di poco i venti milioni. Di questi, solamente circa il 10% sono passeggeri a lungo raggio. È possibile dunque una integrazione tra i due vettori? È credibile la proposta di O’Leary?
Teoricamente un’alleanza è possibile, ma altamente improbabile. Ci sono infatti elementi tecnici che impediscono un rapido avvicinamento e ci sono anche delle motivazioni commerciali per le quali non è proprio facile che Alitalia e Ryanair si possano alleare. In primo luogo, le due compagnie utilizzano due sistemi di vendita differenti: il vettore irlandese usa Navitaire, mentre Alitalia ha appena investito decine di milioni di euro per passare dall’homemade di Arco all’internazionale Sabre. È difficile che Ryanair cambi un sistema che costa meno per un altro più costoso e complesso (va contro la logica del vettore), così come è difficile che Alitalia torni indietro su degli investimenti appena effettuati.
Da un punto di vista commerciale, non è detto che ad Alitalia convenga affidarsi a un operatore quale Ryanair, che avrebbe il coltello dalla parte del manico nel momento della trattativa. Oltretutto O’Leary è molto bravo nel portare l’acqua al proprio mulino e dunque non sarebbe facile trovare un accordo soddisfacente per entrambe le compagnie. Il traffico hub and spoke del lungo raggio utilizza poi un sistema cosiddetto a onde. Infatti, i voli di feederaggio tendono ad arrivare concentrati in alcuni orari della giornata, mentre i voli a lungo raggio partono poi a distanza di due/tre ore. In questo modo è possibile massimizzare il traffico e favorire l’utilizzo da parte dei passeggeri. Ryanair non potrebbe adattarsi a questo sistema perché va contro la sua natura.
O’Leary ha anche affermato che Alitalia dovrebbe uscire dall’alleanza con Air France-Klm. Probabilmente a questo punto potrebbe anche essere la scelta giusta per espandersi nel mercato europeo, ma la joint venture esistente scadrà nel marzo del 2022 e rescinderla avrebbe un costo pari a 240 milioni di euro. In questo momento Alitalia non ha in cassa una cifra simile, dato che sta galleggiando molto vicino alla linea del fallimento.
La proposta di O’Leary è dunque un bel modo per fare un touchè ad Alitalia, ma nel medio periodo è molto più probabile che la compagnia irlandese si possa alleare con Norwegian, che sta sviluppando la propria flotta con aerei 787 Dreamliner in modo da creare la compagnia low cost a lungo raggio. Alitalia ha inoltre una flotta di aerei troppo limitata per potere concentrare la propria sopravvivenza solo nel lungo raggio. Con meno di due milioni e mezzo di passeggeri nel lungo raggio, che Alitalia sarebbe?
Anche puntando sul mercato intercontinentale è bene ricordare che è impossibile sviluppare una rotta in poco tempo. Ci vogliono soldi e tempo per cercare di portare a profitto una nuova destinazione a lungo raggio e Alitalia, in questo momento, non ha né tempo, né soldi.
In conclusione, ancora una volta O’Leary si rivela un ottimo maestro per fare pubblicità gratuita alla propria compagnia.