Caro direttore, ultimamente sto seguendo con meno frequenza quel che accade nel vostro Paese. La domenica è però una buona giornata per dedicarsi alla lettura dei giornali italiani: un’ottima occasione per restare “aggiornati”, tanto più se c’è una mega-intervista al Presidente del Consiglio. Un’intervista nella quale, da straniero osservatore, non posso non notare una clamorosa “bugia” detta da Matteo Renzi.
Tra gli argomenti affrontati dal giornalista di Repubblica con il Premier vi è infatti quello della prossima Legge di bilancio, in cui il Governo è ancora una volta chiamato a disinnescare le clausole di salvaguardia per evitare, in particolare, l’aumento dell’Iva. Ecco quel che dice Renzi: “Da tre anni conviviamo con il rischio di manovre correttive, ma posso dire con certezza che non ce ne sarà una per il 2016. Purtroppo ci troviamo a fronteggiare questo meccanismo atroce delle clausole di salvaguardia perché i governi Letta e Monti hanno disseminato di trappole le vecchie finanziarie, ma seguiremo le linea già tenuta fin qui scongiurando un salasso da 15 miliardi, dunque l’Iva non aumenterà”.
No direttore, la bugia non sta nel fatto che Renzi dimentica che già Berlusconi, o meglio Tremonti, aveva utilizzato le clausole di salvaguardia, ma nel fatto che il suo Governo non è stato da meno nell’ultima Legge di stabilità. Certo, la clausola di salvaguardia è ben nascosta e riguarda un provvedimento di cui pochi italiani (o meglio italiane) usufruiscono, e quindi difficilmente scatterà, ma tant’è: se ce la si prende con il metodo (“meccanismo atroce”) c’è da chiedersi se il Premier era girato dall’altra parte mentre il suo ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nell’ottobre 2015 annunciava la proroga di Opzione donna spiegando che “abbiamo introdotto una clausola secondo la quale se per il 2016 non ci sarà copertura si potrà allungare la perequazione Letta (la riduzione dell’indicizzazione sulle pensioni recentemente oggetto di sentenza della Consulta, ndr) al 2017 e 2018”.
Ancor più “problematiche” per il Premier le disposizioni dell’articolo 1, comma 286 delle Legge n. 208/2015, da cui si evince che la clausola di salvaguardia disposta dal suo governo si rende necessaria, “nel rispetto del principio dell’equilibrio di bilancio e degli obiettivi di finanza pubblica”, non solo per la proroga di Opzione donna, ma anche per il mancato gettito dovuto all’aumento della no tax area per i pensionati (ovvero per finanziare un taglio delle tasse).
Non mi meraviglierò se nessuno farà notare questa contraddizione oppure il fatto che i primi tagli delle tasse operati dal Premier (per finanziare gli 80 euro in busta paga per alcuni lavoratori dipendenti) sono stati in parte compensati da aumenti delle tasse (senza nemmeno passare per una clausola di salvaguardia) sui risparmi di tutti gli italiani. Del resto se c’è una cosa che ho imparato osservando il vostro Paese in questi anni è che c’è una cronica mancanza di memoria. Per esempio, ci si dimentica che il “meccanismo atroce” ve l’ha chiesto l’Europa e non è un’idea malsana di ministri o capi di Governo. Anzi, se vogliamo dirla tutta, siete voi stessi, con la vostra Costituzione (articolo 81), a chiedere che non vi sia un deficit di bilancio, anche se poi lo fate lo stesso (perché l’Europa vi dà “il permesso” di farlo).
Per carità, ora tornerò a occuparmi della trave che noi spagnoli abbiamo nell’occhio su questo tema, ma prima vorrei sommessamente far notare che il Governo Renzi si è finora limitato a disinnescare gli effetti delle clausole di salvaguardia per gli anni immediatamente seguenti alle manovre (nel 2014 per il 2015, nel 2015 per il 2016), ma non a cancellarle del tutto: perché non va fino in fondo nella sua azione contro le clausole di salvaguardia quest’anno, anziché lasciare ancora attive quelle che ci saranno fino al 2018?