Non ci salverà la politica e nemmeno l’economia. Non solo perché le scelte politiche ed economiche sono in gran parte responsabili della grave crisi che stiamo vivendo, ma soprattutto perché politica ed economia sono strumenti, importanti, ma sempre strumenti, la cui efficacia dipende da chi li usa. Li usa l’uomo, ovvero quell’unico fattore, che può lavorare per la trasformazione positiva della realtà. Ma dell’uomo non ci si preoccupa.
Ha detto il Papa al Bundestag: “Vorrei però affrontare con forza ancora un punto che oggi come ieri viene largamente trascurato: esiste anche un’ecologia dell’uomo. Anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere. L’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé. L’uomo non crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura, e la sua volontà è giusta quando egli ascolta la natura, la rispetta e quando accetta se stesso per quello che è, e che non si è creato da sé. Proprio così e soltanto così si realizza la vera libertà umana”.
L’errore dell’uomo è quando si considera superficialmente onnipotente. Oppure, che è il caso più frequente, pur considerandosi limitato, si affida a un suo prodotto, la scienza – della politica e dell’economia in questo caso – per affrontare problemi che egli non riesce a risolvere. Si affida, come dice la Bibbia, a un idolo e la sua impotenza diventa ancora maggiore. Deve invece affidarsi a ciò da cui dipende e, se non lo conosce, cercarlo, entusiasmarsi per esso.
Non si può essere diversi da quello che si è, nemmeno impegnandosi. Possiamo costatare che gli sforzi strategici e “riorganizzativi” lasciano il tempo che trovano. Bisogna rendersi conto di quello che si è. Non che non si debba pensare o tentare, ma partendo dal proprio posto, dalle ragioni della propria storia e del proprio presente. Costruire in nome di quello che si è e si crede, senza ipocrite indignazioni nè violenze, consapevoli che in quello che viviamo ci sono i nostri limiti, ma soprattutto quel che ci è stato dato, come bene personale e collettivo.
A trovare quello che non va sono capaci tutti. La vera critica è nella intelligenza di individuare quello che va e di perseguirlo. Nella nostra vita, nella società, nei partiti, nelle aziende, nel lavoro, ci sono molte cose che vanno e spesso senza merito nostro. C’è qualcosa più grande di noi. Per questo abbiamo speranza.