Buon giorno direttore.
Vedendo il risultato delle urne, mi permetto di scriverti due righe che hanno soprattutto lo scopo di sintetizzare un’idea positiva dopo il voto di questi ultimi giorni. Vorrei partire da una domanda: chi l’ha detto che l’Italia che esce dal voto sia peggiore di prima? Chi l’ha detto che è ingovernabile questa situazione di “quasi pari e patta”? Chi l’ha detto che la vittoria schiacciante di qualcuno sarebbe stata meglio?
Certo, il ragionamento politico più ovvio ci fa dire: se vinceva una coalizione oppure un partito in modo netto, questo avrebbe permesso a qualcuno di governare senza preoccupazioni. Il ragionamento non fa una grinza. Peccato che poi la realtà vada diversamente, come dimostrato nel 2008, quando la vittoria di Berlusconi è stata evidente, ma nei mesi successivi si è creata una situazione “politicamente imprevedibile” e tutto è andato all’aria. Per questo le preoccupazioni di queste ore in un certo senso sono risibili: non ha vinto Bersani, Grillo e Berlusconi hanno riportato delle vittorie personali di dimensioni imprevedibili, Monti (ma soprattutto Fini e Casini) non ha sfondato, mentre altri politici (Di Pietro) sono stati cancellati.
Ci vedo qualcosa di immensamente positivo e provocatorio, in questa indefinita situazione parlamentare: chiunque voglia governare sarà costretto a fare i conti con gli altri. Basta con i demiurghi! Oggi credo sia impossibile mettere mano alle riforme del lavoro e della pubblica amministrazione oppure far ripartire l’economia e la ricerca solo ed esclusivamente con una propria ricetta per quanto dotta o evidence based. Ancor di più -ed è questo l’ambiente nel quale opero quotidianamente – sarà impossibile prendere in mano la sanità italiana e riformarla completamente, agendo autarchicamente oppure per colpi di fiducia. Serve dialogo politico e confronto, serve accordo popolare e coesione parlamentare per metter mano decentemente al servizio sanitario nazionale. Un dialogo che per forza dovrà coinvolgere l’enorme presenza dei “grillini”, che spero proprio possa essere una novità positiva nel nostro prossimo Parlamento.
Potrei dire come Jovanotti che “penso positivo”, ma soprattutto vorrei dire che “non penso negativo”. E se è vero che la realtà porta sempre speranze e soluzioni inattese, mi permetto di dire che forse la realtà uscita dalle urne è molto migliore di quella che è stata descritta dai nostri commentatori. La sfida è capirla e darle una forma.