La giornata di ieri sui mercati finanziari è stata ancora difficile. Lo spread tra Btp e Bund è tornato sopra quota 500 punti base. Ma anche la Germania non sembra passarsela bene: nell’asta dei titoli di stato decennali Berlino è riuscita a collocare solo 3,6 miliardi rispetti ai 6 in offerta, costringendo così la Bundesbank ad acquistare il resto. Un segnale preoccupante, come riconosce anche l’economista Alberto Quadrio Curzio, raggiunto da ilsussidiario.net.
Professore, quanto accaduto ieri evidenzia che anche la Germania comincia a vacillare. Qual è il suo commento?
I segnali giunti dall’asta dei Bund e dall’allargamento degli spreads sui titoli di stato di paesi come l’Austria e la Finlandia, che hanno debiti su Pil molto bassi, sono stati molto preoccupanti, ma non inattesi. Già nel mio articolo su Il Corriere della sera di domenica scorsa adombravo questa possibilità e così su quello dell’altro ieri. La ragione è triplice: se l’euro si rompe, anche la Germania avrà dei danni diretti (ridenominazione in valuta nazionale di ogni contratto) e indiretti (crollo delle sue esportazioni all’interno di Eurolandia) enormi. Inoltre, essendo anche il suo mercato di titoli di stato “piccolo” rispetto ai volumi delle transazioni finanziare mondiali, lo stesso è facilmente attaccabile.
Oggi Mario Monti incontrerà Nicolas Sarkozy e Angela Merkel. La quale ieri, parlando al Bundestag, ha di fatto bocciato ancora gli Eurobond.
Malgrado non sia bello rinviare a propri scritti, mi sia consentito dire che dal 2004 propongo la tesi degli Eurobond, che poi ha trovato una versione ormai molto nota e cioè quella de Il Sole 24 ore del 23 agosto elaborata con Romano Prodi. In un mio saggio che uscirà a giorni sulla rivista Economia politica ripercorro questa vicenda di proposte. Fatta questa premessa, devo dire che al Cancelliere Merkel sfugge quasi tutto del significato degli Eurobond, tema sul quale girano molte varianti.
Ci spieghi meglio.
Il libro verde della Commissione europea è una buona presentazione delle possibilità, ma la sola praticabile adesso senza violare i Trattati europei e lo Statuto della Bce è quella fatta da me e Prodi con riferimento agli Eurounionbond dotati di garanzie reali per rilevare un parte dei debiti pubblici nazionali e per finanziare investimenti europei. Se al Fondi salva-stati (Efsf), che ha già possibilità operative con 440 miliardi di euro, si dessero le riserve auree degli stati membri (salvo quelle conferite alla Bce) si potrebbe aumentare la sua potenzialità oltre i 1.000 miliardi di euro. Da subito la liquidità potrebbe essere fornita al Fondo salva-stati, al quale dare la licenza di banca dalla Bce, in modo che possa comprare titoli di stato sul mercato primario e secondario.
C’è chi chiede che a fare questi interventi sia la stessa Bce, attraverso una riforma del suo Statuto sul modello di quello della Fed. Cosa ne pensa?
In linea di principio questa proposta è corretta, ma richiede appunto la modifica dello Statuto della Bce e dei Trattati. E poi c’è un’obiezione di fondo: la Bce non potrebbe mai difendere i titoli di stato di 17 paesi e inoltre non potrebbe imporre loro quelle riforme che invece può chiedere un “ministero del Tesoro dell’Eurozona”. Ecco perché ci vogliono gli Eurobond che facciano capo a un ministero del Tesoro europeo, ovvero a un fondo finanziario europeo.
Sempre ieri, la Merkel nel suo discorso al Bundestag ha presentato una sorta di “controproposta” della Germania: cambiare i Trattati nella direzione di “un’unione fiscale”. Cosa pensa di questa proposta?
È una necessità che andrà perseguita, ma ci vorrà tempo. Unione fiscale significa che ci saranno dei controlli esecutivi sui bilanci nazionali e anche un minimo di imposte su scala europea. Il grado di unione può essere maggiore o minore e gli esempi si possono trarre da vari stati federali o confederali. Credo, tuttavia, che l’Unione monetaria europea dovrà trovare un suo modello e proprio per questo ci vorrà del tempo.
In conclusione, possiamo essere ottimisti sulla tenuta dell’Euro?
Diciamo innanzitutto che se l’euro si rompesse, la colpa non sarebbe dell’Italia. Nel caso poi dovesse avvenire, avremo una catastrofe economica, finanziaria, sociale (anche se i danni delle catastrofi si possono calcolare solo dopo che sono avvenute). In ogni caso, credo che non accadrà, anche se devo rilevare che il cancelliere Merkel non ha la caratura da statista come l’aveva il cancelliere Kohl, che non avrebbe aspettato di arrivare a questo punto.
(Lorenzo Torrisi)