Il calo delle Borse di venerdì scorso anticipa una nuova tendenza nel mercato finanziario globale oppure si tratta di una semplice turbolenza? Dobbiamo prevedere un crollo delle Borse o solo un riequilibrio di valori troppo cresciuti? Quale impatto sull’Italia? La scorsa settimana è finito un ciclo economico che dura da cinque anni. Dal 2009 le Banche centrali di tutto il mondo, in particolare quella statunitense e più recentemente la giapponese, hanno immesso nel mercato volumi enormi di liquidità a costo minimo per contrastare la crisi. Tale massa di denaro ha inondato qualsiasi cosa nel globo alla caccia di rendimenti. Ora il mercato prevede una progressiva riduzione della liquidità e per questo trasferisce il denaro da impieghi ad alto rischio a quelli con meno.
Il punto, semplificando: se c’è tanta liquidità in giro posso scommettere su un tiraggio (pompa di capitale) che farà crescere qualsiasi cosa senza pensare al rischio, ma se prevedo che si riduca ricolloco i soldi stando più attento alla probabilità di perderli che non al profitto. Tale modo di pensare del mercato spiega: (a) il trasferimento degli investimenti dai titoli azionari a quelli di debito statale; (b) l’abbandono delle valute delle nazioni emergenti e fragili a causa di disordine interno; (c) in generale, la selezione di investimenti sicuri e la fuga da quelli che lo sono meno.
Tale inversione nei flussi del capitale globale, oltre certe soglie, potrebbe penalizzare l’Italia alzandone nuovamente il costo di rifinanziamento del debito, perché la nostra nazione è considerata a rischio per la poca crescita e l’incertezza politica. Ovviamente le Banche centrali del globo e i governi non vogliono uno sconquasso e stanno segnalando al mercato che il rientro dalle politiche iperspansive d’emergenza, per evitare bolle, verso quelle più normali sarà graduale e che la liquidità resterà abbondante, a lungo.
In sintesi, ci sarà un po’ meno pompa di capitale, ma resterà sufficiente per scommettere su una crescita diffusa. Il crollo o meno dipenderà da come il mercato valuterà questo segnale. Al momento il movimento appare non estremo: leggero calo delle Borse, qualche giornata isterica in su o giù, e poi una ripresa della loro crescita, pur più moderata che nel passato.
Se così, anche la fuga dal rischio sarà di minore entità. Ma tale scenario di riequilibrio globale non traumatico è vulnerabile alla destabilizzazione sincronica di troppe nazioni: Argentina, Egitto, Ucraina, Turchia, ecc.
L’Italia deve stare attenta a non aumentare il suo disordine interno: nel nuovo ciclo globale si salverà solo chi è affidabile ed efficiente.