«Abbiamo vinto le amministrative senza se e senza ma», ha dichiarato ieri in conferenza stampa Pier Luigi Bersani. «Il simpatico tentativo di rubarci la vittoria non sarà consentito», ha proseguito il segretario del Partito Democratico, cercando di non farsi oscurare dal clamoroso successo di Beppe Grillo a Parma. Dove, ha voluto precisare, il «Pd ha “non vinto”».
«Inizio a credere che ieri Bersani abbia sbagliato blocchetto degli appunti – commenta il direttore de Gli Altri, Piero Sansonetti, intervistato da IlSussidiario.net –. Al di là della simpatia personale, è evidente che le cose non stanno come dice lui. Il suo partito non ha vinto praticamente da nessuna parte e ha ufficialmente perso la leadership del centrosinistra».
Possiamo dire che a Parma non ha “non vinto”, ma ha perso, mentre ha ottenuto la vittoria nella maggior parte delle altre competizioni elettorali?
Un attimo: il Pd non governa più nessuna delle città che contano, se si escludono Bologna e Torino, dato che la Firenze di Matteo Renzi rappresenta un caso a parte. E questa è una debacle senza precedenti. Non era mai successo infatti al principale partito della sinistra, dai tempi del Pci.
Non è un mio pensiero, basta fare mente locale: a Milano, Bari, Genova e Taranto governa Vendola, a Napoli e Palermo, Di Pietro. Uno poteva aspettarsi che i democratici vincessero almeno a Parma, ma non è successo, come abbiamo visto…
Il Pd si attribuisce però il merito e la capacità di aggregare attorno a sé «forze politiche e civiche che portano la coalizione di centrosinistra alla vittoria»
Anche in questo caso l’errore è grossolano. Il centrosinistra, nel suo insieme, raccoglie un ottimo risultato perché strappa numerose città alla destra e, dopo anni, conquista comuni come Palermo.
Il fatto però è che non è e non potrà più essere un centrosinistra pd-centrico. La vecchia idea di Veltroni di un Partito Democratico autosufficiente e motore della coalizione, sulla quale tra l’altro è nato, è definitivamente seppellita. Il centrosinistra a questo punto va reinventato totalmente.
Il Pd va quindi inserito nella lista degli sconfitti di questa tornata elettorale?
Certamente, ma è in buona compagnia. I principali partiti sono tutti fuori dai giochi. Il Pdl si era già sciolto come neve al sole al primo turno e non ha praticamente partecipato al ballottaggio, mentre la Lega Nord è praticamente scomparsa. Ha perso ovunque, tranne che a Verona.
Ne consegue che il campo della sinistra deve riorganizzarsi, quello della destra deve decidere se rimanere a immagine e somiglianza di Berlusconi o aprire un nuovo capitolo, mentre per quanto riguarda la Lega non so se esisterà un futuro.
Cosa intende dire?
Era un partito costruito su Umberto Bossi. Una figura oggi demolita dai giudici e dai giornali. La campagna che gli è stata organizzata contro infatti è stata letale e gli ha fatto pagare a caro prezzo due gravi “colpe”: una certa sciatteria (combinare tutti quei guai con i fondi del partito è da stolti, per non dire di peggio) e l’opposizione a Mario Monti, che gli attirato le attenzioni della grande stampa.
A tutto questo bisogna aggiungere la “congiura” di Roberto Maroni. Un’operazione riuscita la sua, intendiamoci, visto che l’ex ministro dell’Interno ha vinto la sua battaglia personale. Forse però non è stata una mossa così geniale, perché, come uno scorpione, ha annientato Bossi, ma ha ucciso anche la Lega e il suo futuro…
Passiamo all’“eroe della giornata”, Beppe Grillo. Che significato ha la conquista di Parma da parte del Movimento a 5 Stelle?
Inutile etichettare Grillo come “destra” o come “sinistra”. Lui raccoglie il “voto di protesta”, un fenomeno endemico, oltre che salutare, nella politica occidentale, che solitamente viaggia tra l’8% e il 12%. Il comico genovese non è andato molto oltre queste cifre, ma è riuscito comunque a conquistare una città colta, moderna e avanzata come Parma. È un fatto originale, non c’è dubbio, che mette alle strette tutti, compresi gli stessi grillini, che di certo non avevano messo in conto di dover governare.
Che impulso può dare questa novità al sistema politico italiano?
È un campanello d’allarme, come Le Pen in Francia o i Pirati in Germania. Tocca ai partiti non ignorarlo, capire che sono costretti a cambiare e a ritrovare la propria identità.
D’altra parte, la Seconda Repubblica è stata caratterizzata da partiti dalla difficile definizione. Cos’è stato il Pdl? E cos’è oggi il Pd? Sono domande a cui è difficile rispondere. Non a caso negli Stati Uniti si capiscono quali sono le differenze tra Obama e Romney, mentre in Italia, cosa distingua Alfano, Bersani e Casini non l’ha ancora capito nessuno.
Lei ha in mente un ritorno alle vecchie famiglie politiche per il 2013?
Le attuali coalizioni devono sapere che hanno a disposizione un anno per rinnovarsi, se vogliono continuare a esistere.
Il centrodestra faccia come crede, per quanto mi riguarda mi auguro che il centrosinistra per prima cosa sciolga tutti i suoi partiti, a cominciare dal Partito Democratico, e rinasca su basi completamente nuove, a partire magari da una Costituente che riunisca tutto ciò che c’è a sinistra.
I risultati della coalizione di centrosinistra sono incoraggianti, a patto che Bersani la smetta di festeggiare le sconfitte…
(Carlo Melato)