“Serve una legge non per “ammettere” l’eterologa, ma per disciplinarla e consentire che si faccia secondo regole omogenee di piena sicurezza per le coppie che vi accedono. Contrariamente a quanto ha detto il Tribunale di Bologna, le autorizzazioni della regione per l’eterologa sono necessarie, per centri pubblici e privati, non per la fecondazione in sé, ma per le procedure sanitarie di selezione del donatore”, lo ha dichiarato Eugenia Roccella, parlamentare Ncd e vicepresidente della commissione Affari sociali della Camera. La parlamentare ha spiegato che le linee guida non sono sufficienti a garantire “la tracciabilità dal donatore al nato”, cosa importante per la salute delle donne e dei nascituri. Inoltre è indispensabile per evitare la diffusione di malattie rare e gravi. La parlamentare a questo proposito ha citato il caso della Danimarca, dove è accaduto su 90 bambini. “Eventuali linee guida – ha spiegato Roccella – non sono sufficienti a “contare” i nati dallo stesso donatore, specie nel caso dei gameti importati, un elemento esplicitamente richiesto dalla Corte Costituzionale”. Le linee guida non servirebbe neppure a evitare donazioni tra consanguinei: “Eventuali linee guida non sono sufficienti a evitare donazioni inconsapevoli fra consanguinei – ha chiarito. Senza contare che linee guida che aggiungessero qualcosa al testo di legge, sarebbero impugnabili come già avvenuto con quelle firmate dal Ministro Sirchia. Poiché la legge 40 non nomina la donazione, sarebbe impossibile regolare quest’ultima senza andare oltre il testo di legge.” La parlamentare ha aggiunto che l’eterologa è legale e che non si incorre in sanzioni, “ma si sa anche, come ha detto autorevolmente il Prof. Lorenzo D’Avack, che chi la praticasse farebbe bene a munirsi di una batteria di avvocati per affrontare gli inevitabili contenziosi che si aprirebbero.” Roccella ha concluso che la legge potrebbe essere fatta in tempi molto stretti, se solo ci fosse la volontà politica. (Serena Marotta)