Mps è finita nel “congelatore” per favorire Unicredit. Lo scrive Federico Dezzani sul suo blog, spiegando come non sia un caso che sulle vicende riguardanti la banca toscana sia calata una coltre di silenzio proprio nei giorni in cui sta per avviarsi un aumento di capitale monstre per Unicredit. La banca di piazza Gae Aulenti, infatti, deve raccogliere 13 miliardi di euro e, spiega Dezzani, se Mps fosse ancora al centro del dibattito, soprattutto con il provvedimento dell’intervento pubblico, il nuovo piano industriale e i relativi giudizi delle istituzioni europee, questo passaggio delicato potrebbe avere esiti drammatici. Se infatti la ricapitalizzazione di Unicredit dovesse fallire sarebbero dolori per tutto il sistema bancario italiano. Dunque meglio attendere che l’operazione vada per il meglio prima di tornare a parlare di Montepaschi, dove non è da escludere che le autorità europee abbiano da ridire molto più che rispetto ai 3,4 miliardi di manovra aggiuntiva richiesta all’Italia.
Nella giornata di giovedì 2 febbraio si è riunito a Milano il Consiglio di Amministrazione della banca Monte dei Paschi di Siena. Una riunione molto importante nel corso della quale sono state toccate varie tematiche tra cui questioni tecniche di gestione della banca e soprattutto delle variazioni al Piano Industriale in ragione dell’intervento da parte dello Stato. Da ricordare che il precedente piano industriale relativo al biennio 2017-2019 era stato presentato ufficialmente lo scorso 25 ottobre per cui si sono rese necessarie delle modifiche in ragione dell’intervento da parte dello Stato che diventerà il principale investitore. Tra l’altro il Consiglio di Amministrazione si riunirà nuovamente la prossima settimana e per la precisione giovedì 9 febbraio a Siena. Una riunione nella quale verrà affrontato in maniera approfondita la questione dei conti per l’approvazione del bilancio relativo all’anno solare 2016.
Il Governo ha presentato ieri sera l’ultimo emendamento al decreto salva-risparmio, in cui è contenuto anche l’intervento pubblico in Mps. Secondo quanto scrive Repubblica, si tratta di un testo molto delicato, in quanto stabilisce il valore delle nuove azioni che lo Stato sarà chiamato a sottoscrivere per entrare massicciamente nel capitale della banca. Ovviamente il valore che viene determinato ha degli effetti anche per gli attuali possessori di azioni Mps. Proprio per questo, secondo il quotidiano romano, il Governo ha dovuto rivedere quel valore per venire incontro alle osservazioni della Commissione europea, secondo la quale gli azionisti dovrebbero sostenere più perdite degli obbligazionisti del Monte. Da qui, quindi, la scelta di un prezzo più basso rispetto a quello inizialmente previsto. Il che, ricorda Repubblica, dovrebbe anche consentire allo Stato di risparmiare, dato che acquisterebbe quota della banca a un prezzo più basso.
Seguendo quanto evidenziato nel Piano Industriale 2016 – 2019 presentato nello scorso mese di ottobre, Monte dei Paschi di Siena ha annunciato in queste ore di aver trovato un accordo con l’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane S.P.A. per la cessione del business legato al merchant aquiring. Nello stesso accordo è stata sancita una partnership della durata di dieci anni rinnovabile per lo sviluppo ed il collocamento di prodotti e servizi di pagamento a supporto della clientela attuale e prospettiva del gruppo BMPS. L’annuncio è arrivato per mezzo di una nota nella quale si legge: “Banca Monte dei Paschi di Siena Spa (BMPS) comunica di aver raggiunto un accordo vincolante con Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane Spa, società leader nella gestione dei servizi di pagamento a livello nazionale e internazionale, per la cessione delle attività riconducibili al business del merchant acquiring sulla base di un enterprise value di euro 520 milioni”.
Il decreto salva-risparmio, che contiene anche le norme per l’intervento pubblico in Mps, dovrebbe approdare in aula al Senato martedì. Il condizionale è d’obbligo, poiché in commissione Finanze i lavori procedono a rilento. Infatti solo lunedì alle 17:00 riprenderà l’esame del provvedimento. E non sono pochi i punti “delicati” da discutere. In particolare, sembra che non ci sarà spazio per l’emendamento che chiede di stilare un elenco dei principali debitori insolventi delle banche in cui lo Stato è chiamato a intervenire per evitare un fallimento. Il fatto è già stato evidenziato da Libero e probabilmente da qui all’inizio della prossima settimana salirà la pressione affinché l’emendamento non venga eliminato. Un altro punto delicato è quello dei rimborsi ai detentori di obbligazioni subordinate di Monte dei Paschi di Siena. È noto infatti che potrebbero crearsi delle situazioni di disparità rispetto ai risparmiatori azzerati delle quattro banche fallite a fine 2015. Per ora si sa solo che si farà in modo che il ristoro avvenga in base al prezzo di acquisto dei titoli e non secondo il loro valore nominale. In questo modo si eviterà di avvantaggiare coloro che hanno acquistato i bond a dicembre confidando proprio nella possibilità di guadagnare qualcosa attraverso il rimborso pubblico. Pare poi che il rimborso verrà concesso solo a coloro che hanno acquistato le azioni prima del 1° gennaio 2016, ovvero quando non era ancora in vigore la normativa sul bail-in. Non resta quindi che attendere, anche perché il Governo non ha ancora depositato in commissione i suoi emendamenti.
A Mps non sembra andarne bene una. La Corte d’Appello di Bologna ha infatti condannato la banca toscana a risarcire con 60.000 euro una donna che aveva sottoscritto bond argentini tra il 2000 e il 2001. Il Tribunale di Ferrara in primo grado aveva già sentenziato contro la banca toscana. Come ricorda estense.com, la signora di Ferrara non avrebbe potuto sottoscrivere i titoli che puoi sono stati coinvolti nel crac del Paese sudamericano, dato il suo profilo di rischio. La donna sosteneva inoltre di aver firmato solo una delle tre informative presentate dalla banca, disconoscendone quindi due. A vendere i titoli era stata AntonVeneta, assorbita poi da Montepaschi, la quale aveva già liquidato i 60.000 euro alla risparmiatrice, decidendo però poi di ricorrere in appello. I giudici, tuttavia, hanno confermato il giudizio di primo grado.
Nel decreto salva-risparmio, che riguarda anche l’intervento pubblico in Mps, pare essere saltato l’obbligo di rendere noto l’elenco dei principali debitori insolventi di una banca in cui lo Stato sia chiamato a contribuire alla ricapitalizzazione. Eppure erano state tante le forze politiche a chiedere questo provvedimento. Lo ricorda anche Libero, che si scaglia quindi contro il Governo e le forze parlamentari. In particolare contro il Partito democratico, chiedendo che Forza Italia intervenga perché il testo non venga approvato senza la norma che permetterebbe di far conoscere i nomi di coloro che hanno contribuito a creare le perdite nei crediti della banca toscana. Il decreto arriverà martedì in aula al Senato, vedremo se la norma sulla lista dei debitori rispunterà o meno.