Luca Barbareschi, leggendo il manifesto di Futuro e Libertà, si è più volte commosso.
Luci soffuse, colori sobri e scuri, megaschermi che avvolgono il palco. Quest’ultimo, poi, sospeso nell’aria attraverso un gioco di trasparenze e materiali plastici, ha le sembianze della postazione di controllo di un’astronave: di futuristico, di sicuro, i futuristi hanno azzeccato la location dalla quale è stato presentato il manifesto del nuovo partito di Fini, Futuro e Libertà. «Noi amiamo l’Italia, la nostra patria», ha esordito Luca Barbareschi, investito del nobile compito di dar lettura del manifesto di fronte alla platea. Mentre Barbareschi leggeva, con le musiche di Morricone di sottofondo e le eccellenze italiane in tutti campi proiettate sui maxischermi a far da sfondo, a un certo punto l’emozione ha preso il sopravvento. Più volte, infatti, la voce spezzata dalla commozione lo ha costretto a bloccarsi. La platea, nel frattempo, a più riprese si alzava in piedi ad applaudire. E, alla fine, dopo aver ringraziato il pubblico e dedicato il tutto a Gianfranco Fini, il presidente della Camera, illuminato nel buio o della sala da un riflettore puntato su di lui, in un atmosfera densa di suggestioni, fa il suo ingresso in sala applaudito, mentre il pubblico applaude.
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