A Roma vince sicuramente Virginia Raggi e a Napoli Luigi de Magistris. Il Pd prevale a Torino con Piero Fassino e a Bologna con Virginio Merola, mentre il centrodestra porta a casa Trieste con Roberto Dipiazza e Pordenone con Alessandro Ciriani. Sono le previsioni di Roberto Weber, sondaggista di Ixè, per il quale “a Milano il serbatoio di voti che al primo turno non è andato né al centrodestra né al centrosinistra favorirà Sala. Ora è soltanto lui che può perdere le elezioni”.
Il 19 giugno si vota per il secondo turno in tutte le grandi città, tranne a Cagliari dove ha vinto Zedda. Al ballottaggio i consensi ripartono da zero?
Assolutamente no, questo è quello che dicono i politici. Al secondo turno i candidati ripartono da dove erano arrivati al primo. Giachetti riparte da 320mila voti e la Raggi da 454mila.
Quanto sarà difficile portare al voto chi al primo turno è andato al mare o è rimasto a casa?
Di solito può accadere che al secondo turno si verifichi un coinvolgimento da parte di una quota della popolazione che al primo turno era stata a guardare, tanto dall’una quanto dall’altra parte. Per esempio a Trieste nel 2011 l’affluenza aumentò tra il primo e il secondo turno. In generale però mi aspetto che al ballottaggio scenderemo al di sotto della soglia di partecipazione toccata nel primo turno, perché chi aveva votato per i candidati rimasti esclusi non verrà a votare.
Da che cosa dipenderà il risultato finale?
La vera partita dipende da quanti dei propri voti ciascuno dei due candidati riuscirà a conservare o mobilitare. Vince chi riesce a portare alle urne tutti quelli che lo avevano votato al primo turno e qualcosina di più. Si parla però di qualcosina di più, non di cifre elevate.
Salvini ha detto che a Roma e Torino voterebbe per Raggi e Appendino. Quanto sposta con questa dichiarazione?
Sono due teatri completamente diversi. A Roma c’è una destra vera, e una buona quota voterà per la Raggi, ma non perché glielo ha detto Salvini bensì perché non voterebbe mai per un candidato del Pd come Giachetti. Pensare che i leader politici, dopo essere stati esclusi al primo turno, al secondo possano spostare il loro elettorato dove vogliono è una sciocchezza.
Per quale motivo?
Perché è una cosa che fa parte di un mondo che non esiste più, e che risale al tempo in cui gli elettorati erano orientabili. Oggi non è più così.
Lei ha detto che Roma e Torino sono completamente diverse. In che senso?
Il voto di Torino è più complesso. Non è detto che l’elettorato torinese di centrodestra vada in blocco sulla Appendino, perché si tratta di una realtà meno viscerale, meno pancista, se vogliamo meno di destra. Nei moderati di Torino l’idiosincrasia verso la sinistra è assai meno accentuata che a Roma.
E’ pensabile che i Cinque Stelle ricambino il favore votando per Parisi a Milano?
Una piccola quota potrebbe votare per Parisi. Ma non lo farà perché glielo ha detto Grillo, bensì perché il candidato di centrodestra risulta loro molto convincente. Ha fatto già un buon lavoro, ricomponendo una coalizione che appariva in difficoltà, e guidandola a ottenere un buon risultato. Non ha fatto male neanche Sala, che è partito senza un pezzo di sinistra e dal punto di vista dei voti percentuali ha mantenuto la sua quota. A Milano il serbatoio di voti che al primo turno non è andato né al centrodestra né al centrosinistra favorirà Sala. Ora è soltanto lui che può perdere le elezioni.
Come andrà a finire nelle altre città?
A Napoli vince sicuramente de Magistris e a Roma la Raggi. A Trieste e Pordenone vincerà il centrodestra. Per le ragioni che ho spiegato prima, a Torino sia pure non di molto prevarrà Fassino, anche perché non credo che la Appendino possa crescere ancora tanto. A Bologna il distacco potrebbe favorire Merola.
(Pietro Vernizzi)