SWG, OPERATO PRESIDENTI REGIONE: ZAIA AL TOP, FLOP EMILIANO
Interessante sondaggio prodotto da Swg che misura l’operato dei presidenti delle Regioni italiane e la fiducia negli elettori sui principali protagonisti delle politiche locali e dei problemi territoriali (assieme ai sindaci, ovviamente). Si scopre, in un’ottica generale nazionale di instabilità e imprevedibilità sul futuro politico governativo, che la Lega la gran parte del successo l’ha costruito sulle esperienze territoriali sparse in larga parte del Nord, ma anche che il Pd non è riuscito a tramutare un buon consenso di alcuni suoi Governatori in voti su scala nazionale. I sondaggi sull’efficacia dell’operato dei vari presidenti della Regione vede Luca Zaia (Lega) in Veneto prendere il 56% di fiducia, seguito da Stefano Bonaccini in Emilia Romagna (Pd) al 47%; sul podio Enrico Rossi (LeU) in Toscana con il 36%, appena davanti al neoeletto in Lazio Luca Zingaretti, probabile prossimo candidato alla guida del Pd (32% di fiducia). A sorpresa va bene Debora Serracchiani in Friuli (31%), appena davanti a Giovanni Toti (Forza Italia-Lega) in Liguria al 30% di consensi; meno bene Marini in Umbria (Pd) al 29%, Chiamparino in Piemonte allo stesso consenso e decisamente peggio combinano il “re” della Campania Vincenzo De Luca (travolto dagli scandali sul figlio, ndr) al 25% e Michele Emiliano in Puglia al 23%. La sua avversità ai progetti Tap e Ilva tra le possibili cause del mal consenso attorno al “separato” in casa Pd.
QUORUM, VOTI “CORRETTI” DOPO LE ELEZIONI
È stato chiesto agli intervistati dei sondaggi Quorum una curiosa ma significativa domanda riguardo il voto del 4 marzo: «se potesse tornare indietro, alle Elezioni Politiche per chi voterebbe?». A tre settimane dal voto e con un Governo ancora molto lontano dalla propria formazione, i cittadini elettori esprimerebbero una flessione del Centrodestra (scende dal 37% al 35%) ma con una Lega in buona salute che raggiunge il Partito Democratico al 18% (+1% per Salvini). La coalizione che fu messa in piedi da Renzi guadagnerebbe un 22% (Più Europa 2,2%, Altri Csx 1,5%) mentre per Forza Italia il buio pesto rimane (13,5%) con Berlusconi ancora bocciato. Noi con l’Italia allo 0,9%, mentre i grillini con Di Maio mantengono il buon successo elettorale con il 33%: dato interessante nei giorni in cui gli accordi con Salvini e Berlusconi per le presidenze delle Camere avrebbero potuto far perdere qualche vota all’elettorato M5s. Così non è stato e Di Maio si sente ancora più legittimato dal continuare la sua battaglia verso il primo esecutivo “grillino” della storia repubblicana.