Europa a diverse velocità con nucleo tedesco? Che deve difendersi dalla pressione disgregante dell’America trumpiana? Calma. Un cardine del pensiero strategico statunitense è la consapevolezza che qualsiasi competitore dell’America – Cina, Russia, jihadismo, ecc. – deve staccare gli europei da essa per sperare nel successo. Nei primi giorni dell’Amministrazione Trump è sembrato che questo paradigma fosse mutato. Ora che i membri più esperti dell’Amministrazione, per esempio Tillerson (esteri) e Mattis (difesa) sono entrati nelle loro funzioni e che i consiglieri “americanisti” di Trump vengono man mano estromessi sia da un Trump in fase di apprendimento, sia dai repubblicani razionali, nonché dalla “burocrazia imperiale” che interpreta in modo professionale e non lirico l’interesse nazionale, lo scenario più probabile torna a essere quello di una convergenza euroamericana. Ciò non vuol dire che sarà facile o senza momenti di frizione.
Resta, infatti, irrisolto il problema della relazione tra Washington e Berlino. Già Bush e Obama avevano messo la Germania nel mirino, per due motivi: a) tendenza a mantenere l’Ue in una posizione neutralista, con modi cerchiobottisti, per l’interesse mercantilista tedesco, di fatto favorevole a Cina e Russia; b) indisponibilità a reinvestire il surplus delle esportazioni tedesche in investimenti nel mercato interno ed europeo a favore anche dell’export statunitense, così riequilibrando il dare e l’avere tra America ed Europa.
Obama tentò sia il riequilibrio, sia l’aggancio dell’Ue con la proposta di area di libero scambio (Ttip). E fece pressione su Londra per restare nell’Ue a tal fine. Non funzionò. Ora Washington cercherà un altro modo, ancora imprevedibile, ma probabilmente più duro, e per prepararlo tira bordate alla Germania sia per farle capire che il suo gioco è finito, sia per segnalare agli altri europei di pensarci loro a rimettere la Germania su un binario di riequilibrio economico e di riallineamento strategico atlantico.
Il punto: dovrebbe l’Italia fare corpo con la Germania confermandone il primato sull’Ue, come questa sta chiedendo a modo suo, cioè ricattando Roma con l’ipotesi di escluderla dal primo girone di un’Ue a diverse velocità, oppure sostenere l’idea di una convergenza euroamericana che implichi la riduzione del potere tedesco e una dollarizzazione dell’euro? L’interesse italiano è certamente per la seconda alternativa. Pertanto Roma dovrebbe bloccare ogni ipotesi di revisione europea fino a un chiarimento del gioco, nel frattempo dandosi più ordine economico e politico per poter giocare.