IN BORSA SCIVOLA A 3,9 EURO
Mps chiude la giornata in Borsa con un calo dell’1,27%, che porta il titolo a 3,9 euro. Come noto, i possessori delle obbligazioni subordinate Montepaschi hanno ottenuto delle azioni in cambio dei loro titoli. Non è andata allo stesso modo per gli altri risparmiatori coinvolti nei dissesti di Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara, CariChieti, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Il Sole 24 Ore evidenza che all’Anac sono arrivate richiesta da quasi 1.700 risparmiatori per accedere al Fondo di solidarietà. Il quotidiano di Confindustria riporta anche i dati delle richieste arrivate all’Arbitro per le controversie finanziarie, istituito presso la Consob, da parte dei risparmiatori delle banche finite in dissesto: 1.700 ricorsi vagliati e decisioni assunte in favore dei risparmiatori nel 65% dei casi, con rimborsi effettuati per 1,6-1,7 milioni di euro.
VIOLA E PROFUMO VERSO ARCHIVIAZIONE
Mps in Borsa cede lo 0,7%, avvicinandosi ai 3,9 euro ad azione. La Procura di Milano ha intanto chiesto l’archiviazione della accuse di ostacolo alla vigilanza Consob nei confronti di Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, ex Presidente e Amministratore delegato di Montepaschi, nell’ambito dell’inchiesta sulla contabilizzazione delle operazioni finanziarie sui derivati Alexandria e Santorini. “In realtà – si legge sul Messaggero – i pm Stefano Civardi, Mauro Clerici e Giordano Baggio, già prima dell’estate, avevano chiuso le indagini sulla nuova accusa nei confronti dei due ex vertici del Monte dei Paschi e poi Profumo e Viola avevano chiesto e ottenuto di essere interrogati. Ora la Procura guidata da Francesco Greco ha deciso di chiedere l’archiviazione (sull’istanza dovrà poi esprimersi un gip e si profilano opposizioni alla richiesta) per i due manager (di conseguenza archiviazione chiesta dai pm anche per la banca indagata)”. Il quotidiano romano ricorda anche che a febbraio riprenderà l’udienza preliminare a carico dei due ex vertici di Mps per aggiotaggio e falso in bilancio.
IL RUOLO DEGLI NPL NELLA CRISI
Il dissesto di Monte dei Paschi di Siena è stato causato principalmente dal rischio di credito, più che da quello finanziario. Lo ricorda un articolo di Formiche.net, che riprende i dati che la Banca d’Italia ha fornito nel corso dell’audizione in Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche dedicata proprio alla banca toscana. I crediti deteriorati negli ultimi dieci anni hanno infatti determinato per Monte dei Paschi di Siena perdite per circa 26 miliardi di euro. Non sono bastati né i ricavi, né gli aumenti di capitale a tappare queste falle. Alla fine del 2016, il 35% dei prestiti della banca risultava deteriorato, contro un dato medio nazionale del 19%. Ben 38,3 miliardi di Npl su un totale di 45,5 facevano capo a imprese, mentre solo 5,2 a famiglie. Per quanto riguarda i settori d’impresa, “a vantare una qualità del credito peggiore era l’immobiliare con il 62% di Npl (14,1 miliardi su 22,8 miliardi di prestiti). Sullo stesso livello si trovavano, con un rapporto deteriorati/prestiti rispettivamente di 45% e 44%, il manifatturiero e i servizi, che in totale avevano sottoscritto 47 miliardi di prestiti”.
A livello geografico, invece il rapporto tra Npl e prestiti totali al Sud raggiungeva il 46,6%, le Isole il 42%, il Nord-Ovest il 37%, il Nord-Est il 32% e il Centro il 30%. Interessante anche un altro dato: “In totale a dicembre 2016 i debitori di Rocca Salimbeni erano oltre 187 mila, di cui la maggior parte – e cioè 173.826 – nella classe dimensionale più bassa, quella fino a 500 mila euro”. “Da notare che le quote debitorie più importanti si registravano nelle classi 0-500 mila e 1 milione-5 milioni con il 55,2% del totale per un importo che sfiorava i 26 miliardi”.