“Una città può vivere come una sfida straordinaria l’obiettivo di portare al centro dell’attenzione chi ha vissuto ai margini geografici, o anche sociali e culturali della comunità”. Lo sottolinea Dario Nardella, sindaco di Firenze eletto il 26 maggio scorso nelle file del Pd, che oggi parlerà al Meeting di Rimini nel corso di un incontro dal titolo “Quale città per il nostro futuro?”. L’incontro sarà moderato dal professor Giorgio Vittadini e tra i sindaci sul tavolo dei relatori ci saranno anche Flavio Tosi, Giuliano Pisapia e Piero Fassino.
Qual è il suo bilancio sulle azioni del governo?
Il suo primo obiettivo il governo Renzi lo ha conseguito in modo pieno: trasmettere al Paese e agli italiani un messaggio forte e chiaro di fiducia e di determinazione al cambiamento. E’ un messaggio che gran parte dei cittadini hanno colto e che ritengo essere di grande valore perché il primo elemento chiave per uscire da questa crisi economica è proprio la fiducia. Due esempi su tutti parlano in modo chiaro. Da un lato la misura degli 80 euro che ha fatto leva sul potere d’acquisto degli italiani per la ripresa economica. Dall’altra il voto sul Senato che, al di là del merito della riforma, serve a dimostrare sia agli osservatori internazionali sia al Paese la capacità della politica di essere coerente con gli impegni.
Come vede l’autunno sui fronti della giustizia e del lavoro?
Sono due temi decisivi su cui si misurerà la tenuta del governo, e che sono attraversati da un filo conduttore: la necessità di semplificare le regole e alleggerire la burocrazia. Più regole non sono sinonimo di più democrazia e più diritti, anzi una iper-regolamentazione di lavoro e giustizia ha di fatto affievolito i diritti. Le due riforme dovranno puntare a migliorare le vite dei cittadini e delle imprese, e in entrambi i casi saranno decisive per la ripresa economica.
A livello locale con l’abolizione delle province si stanno riscontrando problemi o difficoltà?
Il superamento delle province è un’opportunità che va nel senso di una semplificazione del quadro istituzionale. La nascita delle città metropolitane accorcia la distanza dall’Europa e consente di avere una politica concreta e incisiva per lo sviluppo delle grandi aree urbane italiane, dove si concentra quasi la metà del Pil e oltre un terzo della popolazione. Dobbiamo essere consapevoli che l’abolizione delle province non può comportare semplicemente un cambio di nomi, ma deve rappresentare un vero e proprio cambio di rotta sul modello dell’amministrazione locale e del territorio.
Oggi lei parlerà all’incontro dal titolo “Quale città per il nostro futuro?”. Come vede la città di Firenze e quali sono le criticità che incontra?
Firenze incontra le criticità che appartengono a tutte le grandi aree metropolitane, e che riguardano il fatto di mettere in campo uno sviluppo urbano improntato alla sostenibilità. Noi non abbiamo bisogno di consumare nuovo suolo, ma di trasformare i grandi contenitori inutilizzati dando loro nuove destinazioni. Tra le sfide di Firenze ci sono anche lo sviluppo di nuove infrastrutture e l’occupazione, e tutto ciò si lega anche al rilancio delle grandi opere pubbliche.
Il titolo del Meeting di quest’anno è “Verso le periferie del mondo e dell’esistenza. Il destino non ha lasciato solo l’uomo”. Lei come lo legge?
Lo trovo centralissimo. Del resto nella mia campagna elettorale ho messo proprio le periferie al primo punto dell’impegno. Oggi possiamo parlare di periferie urbane, sociali, culturali. Una città può vivere come una sfida straordinaria l’obiettivo di portare al centro dell’attenzione della comunità chi ha vissuto ai margini geografici, o anche sociali e culturali della comunità stessa. Ciò significa pensare in modo rivoluzionario lo sviluppo urbano e architettonico delle nostre città, che deve essere in grado di dare vita a tanti diversi cuori pulsanti.
(Pietro Vernizzi)