Per le famiglie italiane il 2012 è il quinto anno di riduzione del reddito reale. A farlo sapere è il vicedirettore di Bankitalia, Salvatore Rossi, secondo cui quest’anno “si profila una diminuzione anche più marcata di quella, del 2,5%, avutasi in occasione della recessione del 2009”. A mostrare soprattutto segni di affanno è “il credito alle famiglie, con i prestiti che si stanno lentamente contraendo e le nuove erogazioni che sono molto più contenute degli anni scorsi”. Inoltre, come se non bastasse, secondo le stime Bankitalia anche la decrescita dei mutui immobiliari dovrebbe proseguire nei mesi prossimi, almeno fino a metà 2013. «Proprio perché inevitabilmente la crisi e l’alta tassazione hanno portato numerose famiglie italiane a impoverirsi, pur nel tentativo di mantenere attivi certi consumi ma dovendo fare comunque i conti con redditi sempre più bassi, è evidente che si incontreranno molte più difficoltà in tutto quel sistema che chiede garanzie per poter erogare credito per diversi servizi», spiega a ilsussidiario.net Gian Carlo Blangiardo, docente di Demografia presso l’Università di Milano-Bicocca. «Da un lato, quindi, la famiglie faticano a resistere per mantenere un livello di vita adeguato alle aspettative, mentre dall’altro non possono contare su alcun tipo di aiuto o sostegno visto che non possono dare a loro volta quelle garanzie che servirebbero in parte a superare il difficile periodo attuale».
Il vicedirettore di Bankitalia si è anche soffermato sulla vulnerabilità finanziaria delle famiglie italiane: dall’Indagine biennale sui bilanci delle famiglie, infatti, emerge che nel 2010 il 3,6% delle famiglie italiane (poco meno di 900 mila nuclei) era gravata da un servizio del debito superiore al 30% del loro reddito. Tra queste, le famiglie che vengono definite “vulnerabili”, cioè quelle del primo e del secondo quartile di reddito, erano pari all’1,4% del totale delle famiglie, le prime, e all’1%, le seconde (circa 350 mila e 250 mila nuclei, rispettivamente). Vi faceva capo nell’insieme, spiega ancora il vicedirettore di Bankitalia, il 16% del debito delle famiglie (6% per le sole famiglie del quartile più basso). Tale quota sarebbe dovuta rimanere stabile anche nel biennio 2011-2012, ma, ha aggiunto Rossi, “cinque anni di contrazione del reddito reale e di deterioramento del mercato del lavoro hanno mutato le prospettive delle famiglie e ne hanno ridimensionato la propensione a chiedere finanziamenti, come quelli per l’acquisto di abitazioni, il cui onere pesi a lungo sui redditi futuri”.
Se non assisteremo a un’inversione di tendenza, ci spiega ancora Gian Carlo Blangiardo, «il rischio è che si alimenti ancora di più una spirale che trascina tali situazioni già critiche sempre più in basso. Da mesi si parla della necessità di sostenere i consumi e la spesa delle famiglie ma, per citare l’esempio del mercato immobiliare, se continuiamo ad assistere a una tale stretta sui mutui è chiaro che un inevitabile calo della domanda porterà all’indebolimento di tutto il sistema e di tutto ciò che ne è collegato». Il sistema bancario, dunque, «dovrebbe volere o potere giocare la scommessa del rilancio e della ripresa dello sviluppo, ma ovviamente non può farlo al buio: per questo deve essere messo in condizione di accettare il rischio di investire in ottimismo nel tentativo di rilanciare il sistema. Qualcuno deve fare la prima mossa e, visto che la leva è nelle mani del sistema bancario finanziario, mi aspetto che lo stimolo possa partire proprio da qui», conclude Blangiardo.