Presidenzialismo e legge elettorale con il doppio turno alla francese. Sarebbe solo una tra le tante proposte che sono circolate negli ultimi tempi. Se ne ignorassimo la provenienza e il particolare contesto storico e politico. A lanciare l’ipotesi, infatti, è stato Silvio Berlusconi. Dato, ormai da settimane, per disperso, mentre il suo partito navigava a vista in alto mare, pare intenzionato ancora una volta a scompaginare le carte in tavola. Sembrava ormai stufo del Pdl e che volesse mettere in piedi una lista propria, ma ha parlato con Alfano a fianco. Si era detto convinto, inoltre, a non ricandidarsi più alla presidenza del Consiglio. Si candiderà, quindi, al Quirinale. Quando al Quirinale saranno attribuiti i poteri del premier. Non lo ha detto esplicitamente, ma quasi. A chi gli ha chiesto se fosse intenzionato a candidarsi al Colle, ha risposto: «Farò quello che mi chiederà di fare il Pdl». Che, tradotto dal politichese, vuol dire semplicemente “sì”. L’onorevole Giuseppe Fioroni, già ministro della Pubblica istruzione, spiega a ilSussidiario.net cosa pensa delle affermazione del premier. «Nel merito, sono sempre stato contrario al doppio turno. Ma, al di là del merito, reputo poco serio il fatto che, a pochi mesi dal voto, ogni giorno emerga una nuova proposta di legge elettorale e un nuovo modello istituzionale. Ho la sensazione che tutto questo generi un gattopardismo italiano dove, dicendo che si vuole cambiare tutto, in realtà, si lavori per preservare il Porcellum. L’attuale sistema che, di fatto, converrebbe alla maggior parte delle forze politiche». Il giudizio segue un filo logico. «Abbiamo parlato di proporzionale, di preferenze, di un meccanismo che consentisse ai partiti di poter entrare in Parlamento organizzandosi senza la necessità di dichiarare prima la colazione della quale avrebbero fatto parte. Tutte proposte sensate, per carità. Ma che sono state modificate, di volta in volta, sulla scorta del risultato elettorale o della sensazione del momento». L’effetto non è dei migliori. «Tutto questo rischia di dare agli italiani la convinzione del fatto che, in realtà, il nostro modello elettorale, assomigli più alla tela Penelope. Si sfascia di notte quello che si è costruito di giorno». Abbiamo chiesto a Fioroni di provare a immaginare come potrebbe cambiare lo scenario se, effettivamente, si pensasse al presidenzialismo. Ma non ha “ceduto”: «Ogni volta che si inizia a ragionare al condizionale, assumendo il proporzionale, il maggioritario, il sistema misto e, oggi, il presidenziale come ipotesi, chiedendoci: “come sarebbe se…”, poi, di fatto, va a finire che non si conclude nulla. Preferirei che, una volta tanto, ci fossero meno “inizi” e una conclusione». Sta di fatto che secondo molti la proposta potrebbe rappresentare, per Berlusconi, la possibilità di rientrare dalla porta principale. Per Fioroni, sarebbe meglio di no.
«C’è una grande necessità di innovazione e cambiamento. Il che, chiede a tutti un passo di lato. Siamo alla conclusione della seconda Repubblica. Bisognerebbe avere il coraggio di scrivere la prima pagina della nuova era. Berlusconi, che è un uomo intelligente, deve resistere alla tentazione di essere indotto a continuare a scrivere l’ultima pagina. Solo per il gusto di farsi un ultimo giro di giostra». Non solo: «Deve essere chiaro che non si entra nella Terza Repubblica contro qualcuno, ma per costruire qualcosa. L’antiberlusconismo e il berlusconismo hanno rovinato la seconda Repubblica» Da questo punto di vista, l’idea di riunire i moderati sotto Montezemolo non è una delle migliori. «La sfida politica principale è quella dare una risposta a quegli elettori non chiedendogli più di credere in qualcuno, ma dandogli la possibilità di credere in qualcosa».
(P.N.)