Nel giorno in cui si è formato il nuovo governo, i sondaggi elettorali e politici di questi ultimi tempi post-referendum mostrano una situazione e ambizione assai degli italiani assai diversa rispetto alle scelte prese dal Presidente della Repubblica Mattarella. Stando ai sondaggi elettorali pubblicati dall’Istituti Piepoli lo scorso venerdì, si scopre che alla domanda “come va risolta la crisi dopo le dimissioni del premier” gli intervistati avrebbero bocciato l’ipotesi del nuovo governo fino al 2018 – solo il 34% dei votanti – mentre il 55% sceglierebbe ad oggi di andare subito alle elezioni. Dopo 3 premier “scelti” dal Presidente della Repubblica (Letta, Renzi e ora Gentiloni) il popolo intervisto nei sondaggi sceglie come Lega Nord e M5s l’ipotesi del governo subito: quanto avvenuto oggi a Roma con la nomina del ministro degli esteri uscente sembra andare esattamente nella direzione opposta.
Post referendum e prima di eventuali elezioni: i sondaggi politici ed elettorali prodotti in queste settimane convulse per la politica italiana mostrano come per gli italiani il “bilancio” del governo Renzi penda più verso l’area di insoddisfazione, come del resto si è visto nella bocciatura della Riforma Costituzionale, con un voto fortemente anti-Renzi piuttosto che anti-referendum. Sui sondaggi Ipsos prodotti per DiMartedì si scopre come su alcuni temi di immediato interesse dei cittadini – dunque niente legge elettorale, possibili elezioni o fiducia nei leader – come possono essere le tematiche sul lavoro e sull’occupazione, il Governo Renzi avrebbe ancora molta strada fare. Infatti, secondo le risposte degli intervistati, il 41% è soddisfatto delle riforme Jobs Act e simili sul fronte lavoro, mentre il 57% degli italiani vede l’azione del governo Renzi-Poletti sul tavolo lavoro che è del tutto insoddisfacente. I prossimi governi dovranno cercare di fare meglio e di più sull’occupazione, stante ancora i preoccupanti dati dell’Istat che non forniscono dati “spettacolari” sul fronte disoccupazione e povertà.
Dopo la crisi di governo scaturita dalle dimissioni di Matteo Renzi, i sondaggi elettorali politici hanno assaggiato lo stato di salute dei partiti italiani in vista di consultazioni che potrebbero essere dietro l’angolo. Secondo un sondaggio dell’Istituto Tecné per Matrix, se si votasse oggi ad ottenere la percentuale di voti più alta sarebbe il Pd, forte del 31,4% dei consensi. Alle sue spalle troveremmo il M5s con il 29,6% delle preferenze, ma la sorpresa più grande riguarda la terza forza del Paese, Forza Italia, che trae evidentemente beneficio dalla rinnovata esposizione del suo leader Silvio Berlusconi e torna a far segnare una percentuale del 14,6% che rispecchia uno dei dati più alti degli ultimi anni. Se queste stime venissero confermate, Forza Italia otterrebbe di diritto la golden share del centrodestra dal momento che la Lega Nord di Matteo Salvini non si schioda dal 10,5%. Più indietro i partiti minori con Fratelli d’Italia al 4,2%, e Ncd e Sinistra Italiana appaiati al 2,4%.
-Nelle ore in cui il Presidente della Repubblica è stato impegnato nel giro di consultazioni propedeutico alla soluzione della crisi di governo, i sondaggi politici elettorali hanno chiesto agli italiani che cosa avrebbero fatto se si fossero trovati al posto di Sergio Mattarella. Questo il quesito posto ai soggetti intervistati dall’Istituto Piepoli in un’indagine per La Stampa, dalla quale è emersa la volontà della maggioranza degli intervistati di andare subito a nuove elezioni (55%). Il 34% avrebbe preferito invece la formazione di un nuovo governo che arrivasse fino al termine naturale della legislatura nel 2018, mentre l’11% ha dichiarato di non sapere o di non avere un’opinione al riguardo. In questo senso bisogna sottolineare come tra gli elettori che si dichiarano di centrosinistra, il 53% ha indicato come corsia preferenziale quella che prevede la formazione di un nuovo esecutivo, mentre il 43% avrebbe preferito andare subito ad elezioni. Opzione, quest’ultima, di gran lunga preferita dal popolo del centrodestra che la predilige al 71% rispetto ad un 22% che preferisce maggiore stabilità.