Ieri il Presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha lanciato l’allarme sul sistema del credito che appare bloccato in Europa. E a farne le spese sono anche le imprese. Marco Venturi, presidente di Confesercenti, in una nota ha spiegato che «dalla nostra indagine Confesercenti-Ispo si evince che l’allarme credito è già scattato da tempo: tre italiani su quattro sono preoccupati dalla difficoltà di ottenere prestiti e finanziamenti. Un balzo di quasi 20 punti dall’ottobre di due anni fa. Riparare il circuito del credito diventa dunque una priorità fondamentale. In questa prospettiva ci sembra utile per la situazione italiana l’ipotesi del ministro Passera di prevedere il recupero del debito pregresso della Pubblica Amministrazione nei confronti delle Pmi attraverso la corresponsione di titoli pubblici, ma a condizione che i tempi siano utili anche alle imprese». In effetti, il ministro dello Sviluppo economico starebbe studiando la possibilità di saldare i debiti che la Pubblica amministrazione ha nei confronti delle imprese attraverso titoli di stato. Sarebbe un modo utile per aiutare il tessuto produttivo del nostro Paese? Ne abbiamo parlato con Clara Caselli, professore ordinario di Economia e gestione delle imprese e di Management internazionale presso l’Università degli Studi di Genova, che innnanzitutto dice di condivedere «l’allarme del governatore Draghi sulla stretta del credito alle piccole e medie imprese e aggiungo che è dall’inizio della crisi che le imprese stanno soffrendo tantissimo a causa del credit crunch, e che moltissime hanno risposto alla difficoltà di ottenere finanziamenti semplicemente riducendo l’indebitamento, gestendo con maggiore efficienza le loro risorse, ma anche immettendo capitali propri, soprattutto per finanziare gli investimenti. Questa quindi non è una novità: quando c’è crisi le banche ritirano il credito e a causa di ciò sappiamo che i problemi delle Pmi sono stati spesso anche drammatici. C’è però un’aggravante, rappresentata dai rialzi dei tassi di interesse che rendono ancora più pesante il problema della finanza delle piccole e medie imprese, anche se la disponibilità di credito resta il problema numero uno: se il sistema bancario non le sostiene, le Pmi sono veramente in grande difficoltà». La Professoressa Caselli continua a spiegarci che «uno dei grandi problemi che affligge la finanza delle Pmi che lavorano con lo Stato è il fatto che quest’ultimo è un pessimo pagatore, nel senso che la certezza del pagamento c’è, ma sono i tempi a essere molto incerti, quindi il fatto che ci sia un’iniziativa che capisce questo problema e cerca di risolverlo è senza dubbio positivo. Una volta individuato il problema si arriva quindi a una possibile soluzione, e in questo caso si parla di una corresponsione di titoli pubblici; la prima cosa che bisognerà capire è di che tipo di titoli pubblici stiamo parlando, se nuovi oppure comprati sul mercato secondario. Poi è necessario porsi delle domande: se sono titoli nuovi, si considera il valore nominale?».
«Immaginiamo che sia così, e che venga dato un importo di Bot nuovi per l’esatto importo dei debiti che ha lo Stato: a questo punto cosa se ne fanno le imprese di questi titoli? Una possibilità è che se li rivendano, ma facendolo è sicuro che qualcosa ci rimettono, e inoltre, se scende il costo dei titoli, tendenzialmente rappresenta un’ulteriore spinta al rialzo dei tassi. Immaginiamo invece che non li vendano: li usano per pagare gli stipendi? Danno le liquidazioni in Bot? Oppure li danno in garanzia a una banca per ottenere finanziamenti? Ma siamo sicuri che la banca li accetterà? E a che condizioni?».
Clara Caselli ci spiega poi che tutte queste considerazioni nascono comunque «da un’assoluta difficoltà a capire come organizzeranno questo meccanismo. Quindi, ricapitolando, è senza dubbio positivo il fatto che ci si renda conto che la situazione delle Pmi è drammatica e che non possono continuare ad andare avanti così; ugualmente positiva è la ricerca di soluzioni, ma per capire se questa idea sia davvero la migliore bisogna vedere tutte le modalità tecniche con cui la metteranno in piedi. Il vero problema è che se le piccole e medie imprese continuano a non avere finanziamenti dalle banche, restano veramente strozzate: io ho fatto anche delle ricerche sull’indebitamento delle Pmi di fronte alla crisi finanziaria ed è chiaro che la situazione è veramente pesante. Molte di loro hanno fatto miracoli, ma il costo dell’indebitamento è cresciuto spaventosamente negli anni della crisi. La disponibilità poi è ancora peggio, quindi sono d’accordo quando sento parlare di questa situazione come veramente problematica: se non cominciamo a porci il problema di come rilanciare il nostro Paese e di come farlo andare avanti, non saremo mai in grado di pagare un debito; e se non sosteniamo quel tessuto economico, sociale e produttivo che negli anni ha fatto il nostro Paese, rischiamo di gettare via la nostra più grande ricchezza».
(Claudio Perlini)