Unicredit si è affrettata a smentire di aver ricevuto pressioni politiche sul caso Etruria. Chissà se nell’enorme conguaglio che ha accompagnato la dipartita dell’amministratore delegato Ghizzoni è prevista una qualche clausola di riservatezza che giustifichi ad oggi il silenzio dello stesso Ghizzoni… “Ho parlato di interessamento e non di pressioni, credo che si debba uscire dall’ipocrisia, i politici possono e debbono occuparsi dei problemi del territorio, non ci trovo nulla di strano. Ma un conto è preoccuparsi, altra cosa sono le ingerenze”. Lo ha detto Ferruccio de Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera. Sulla polemica con la ministra Maria Elena Boschi, di cui nel libro si racconta a proposito delle pressioni che avrebbe fatto su Unicredit per Banca Etruria, de Bortoli ha rilanciato: “Sono sicuro delle mie fonti, non sono preoccupato, sono assolutamente tranquillo”. Secondo de Bortoli la richiesta da parte delle opposizioni di dimissioni del ministro Boschi “è eccessiva”.
In un passaggio, l’ex direttore del Corriere parla del ruolo dell’allora ministro per le Riforme nella vicenda di Banca Etruria, di cui il padre era vicepresidente. “L’allora ministra delle Riforme, nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’amministratore delegato di Unicredit — scrive de Bortoli —. Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all’amministratore delegato di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricò un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere”.
“Lo vedete adesso il conflitto di interessi?” tuonano su Facebook il deputato M5s Alessandro Di Battista e il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio con lo stesso identico post, “La Boschi dovrebbe dimettersi all’istante dopo aver chiesto scusa agli italiani. Diceva che non si era mai interessata alla banca di famiglia ma è solo una bugiarda. Se non si dimetterà la costringeremo ancora una volta a venire in aula con una mozione di sfiducia. Il M5s non molla”.
Successivamente, il capogruppo M5s alla Camera, Roberto Fico, ha chiarito che il Movimento 5 Stelle non presenterà una mozione di sfiducia nei confronti di Maria Elena Boschi perché “non si può fare come atto parlamentare dal momento che la Boschi è un sottosegretario. Ma si deve passare per il governo”. Quindi, ha spiegato in una conferenza stampa, “chiediamo la sostituzione del sottosegretario: si chiama mozione di censura”.
“La storia di Banca Etruria viene ciclicamente chiamata in ballo per alimentare polemiche” si difende il sottosegretario, “Vediamo di essere chiari: non ho mai chiesto all’ex Ad di Unicredit, Ghizzoni, ne ad altri, di acquistare Banca Etruria. Ho incontrato Ghizzoni come tante altre personalità del mondo economico e del lavoro ma non ho mai avanzato una richiesta di questo genere. Sfido chiunque e ovunque a dimostrare il contrario. E siccome sono stupita per questa ennesima campagna di fango, stavolta ho affidato la pratica ai legali per tutelare il mio nome e il mio onore”.
Già, l’onore. Quello messo in ballo quando promise di lasciare la politica se avesse perso il referendum costituzionale. Quello perso senza pudore nella lunga guerra di posizione per il potere a Palazzo Chigi con l’altra prediletta di Renzi, la capa dei vigili urbani di Firenze, Antonella Manzione, ascesa prima al ruolo di capo del legislativo della presidenza del Consiglio e poi al Consiglio di stato.
Parafrasando Dante Alighieri: più che l’onor, poté ‘l digiuno.