Il tema delle intercettazioni contenute nella riforma della giustizia spacca Pd e Nuovo Centro Destra. A riconoscerlo è stato il Guardasigilli, Andrea Orlando, che dopo l’incontro della maggioranza per fare il punto sulla riforma ha osservato che “sono emerse delle differenze di approccio, anche sulle priorità”. Come sottolineato da Gaetano Quagliariello, ex ministro per le Riforme istituzionali del Nuovo Centro Destra, “ci sono questioni non negoziabili in quanto fanno parte della civiltà giuridica”. Accanto al nodo intercettazioni c’è quello sulla durata della prescrizione. Ne abbiamo parlato con Carlo Federico Grosso, avvocato, professore di Diritto penale all’Università di Torino, ex vicepresidente del Csm ed ex difensore tra l’altro di Annamaria Franzoni nel processo di Cogne.
Professore, che cosa accadrà una volta che il nodo intercettazioni approderà in Parlamento?
Non ho la sfera di cristallo, ma la cosa più probabile è che la maggioranza si trovi a dover affrontare una serie di obiezioni in Parlamento, anche se la vera questione è quale possa essere il punto di equilibrio per prospettare un accordo tra Ncd e Pd.
Qual è il valore politico della contrapposizione tra Pd da un lato e Forza Italia e Ncd dall’altra sulle intercettazioni?
Al fondo c’è un modo profondamente diverso di intendere e regolare il potere dell’autorità giudiziaria. Se si circoscrive in modo netto la possibilità di usare le intercettazioni e si precludono ai magistrati inquirenti i margini di spazio per ricorrervi nella grande maggioranza dei casi, le indagini diventano automaticamente meno incisive. Questo è stato da sempre un obiettivo della linea politica di Forza Italia, mentre il Pd ha avuto e continua ad avere una posizione più vicina ai magistrati e quindi difende l’utilizzabilità più ampia possibile di questo strumento d’indagine.
Secondo lei si riuscirà a trovare un accordo?
Per quanti riguarda il tema della privacy il divario politico è più facilmente componibile, mentre sul terreno dell’utilizzo delle intercettazioni come strumento d’indagine la posizione del Pd è piuttosto rigida. Però, sulla riforma del Senato Berlusconi e Renzi sono riusciti a dialogare.
Sulle intercettazioni invece c’è la possibilità che la mediazione salti?
Se le posizioni si irrigidiscono, su un tema come le intercettazioni la mediazione può facilmente saltare perché le divergenze sono più forti.
Renzi alla fine riuscirà davvero a fare la riforma della giustizia?
Il fatto che Renzi abbia posto la giustizia tra i primi temi di riforma da affrontare è stato un atto di coraggio ma anche di “incoscienza”. Il tema della giustizia porta con sé posizioni da sempre molto antagoniste fra le forze politiche, e quindi molto difficili da superare sul terreno di una linea di compromesso. Sono rimasto molto stupito per il fatto che Renzi abbia voluto porre sul tappeto una riforma della giustizia ad ampio raggio. Sarebbe stato molto più agevole individuare alcune priorità, quale il processo civile, e alcuni aspetti molto specifici del processo penale senza però andare ad affrontare i temi più caldi.
Come vede invece le posizioni politiche sul tema della prescrizione?
Forza Italia e i governi di centrodestra avevano realizzato una drastica riduzione dei tempi di prescrizione con la cosiddetta legge ex-Cirielli. Per alcuni reati il tempo necessario per la prescrizione si è addirittura dimezzato: in materia di corruzione si è passati per esempio da 15 a sette anni e mezzo. Ciò è avvenuto però senza predisporre adeguatamente degli strumenti di riforma sul piano dell’organizzazione del lavoro dei magistrati, tali da garantire un’effettiva accelerazione dei processi. In particolare per i reati di corruzione o attinenti alla criminalità economica, si è quindi verificata una discrasia tra i tempi di prescrizione e quelli ragionevolmente necessari per portare il processo a conclusione.
(Pietro Vernizzi)