Finite le interviste di addio dei numerosi veterani dei palazzi di giustizia pre-pensionati a fine anno, al Csm e nei dintorni ferve il toto-nomine. E, come prevedibile, alcune quotazioni sono stabili rispetto alla vigilia di San Silvestro, altre stanno già cambiando.
Nella corsa alla successione di Marcello Maddalena come procuratore generale a Torino, i pretendenti erano ufficialmente dieci: ma già un nome importante – l’aggiunto Sandro Ausiello, vicario-reggente a Torino fra Giancarlo Caselli e Armando Spataro – è stato nel frattempo designato procuratore capo a Savona. Appare quindi prendere ulteriore forza, per la procura generale del capoluogo piemontese, la candidatura front-runner di Francesco Saluzzo, attualmente procuratore capo di Novara: uno degli allievi più brillanti di Maddalena, durante i suoi anni sotto la Mole come procuratore-capo. Saluzzo (che appartiene alla corrente di Magistratura Indipendente come l’ex procuratore generale) nel 2001 era stato brevemente indagato dai colleghi milanesi per presunte interferenze in un’inchiesta su Telecom-Seat, ma il fascicolo era stato presto archiviato.
Non è facile, ma neppure impossibile che nella partita torinese s’inserisca il caso più caldo dell’attualità interna all’ordine giudiziario. Fra i dieci candidati a Torino vi è Guido Lo Forte, procuratore capo a Messina: rimasto da solo in campo in un duro braccio di ferro con il procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi. Quest’ultimo è stato nominato poco più di un anno fa dal Csm, ma la decisione è stata subito oggetto di ricorso amministrativo da parte di Lo Forte (già aggiunto a Palermo) e del procuratore capo di Caltanissetta Sergio Lari. E dietro lo scontro – formalmente sui curricula – si sono intraviste le tensioni fra il Quirinale (ancora retto da Giorgio Napolitano) e la Procura di Palermo al lavoro sulla cosiddetta “trattativa Stato-Mafia”. Dopo una prima pronuncia a favore dei ricorrenti da parte del Tar del Lazio, il Consiglio di Stato ha sospeso in appello la revoca della nomina di Lo Voi. Ma una decisione di merito, da parte del Consiglio di Stato, è ancora pendente: anche se nel frattempo Lari ha rinunciato al suo ricorso dopo la promozione a procuratore generale di Caltanissetta. Fino a che la vicenda non avrà esito la candidatura di Lo Forte per Torino resterà comunque sul tavolo: benché il procuratore messinese resti essenzialmente un inquirente operativo sul teatro principale dell’antimafia.
A Milano, intanto, il giro di boa di Capodanno sembra aver reso più equilibrato il duello interno per la successione a Edmondo Bruti Liberati. In volata finale resta probabile si presentino due attuali aggiunti meneghini: Francesco Maria Greco (reati finanziari) e Alberto Nobili (criminalità comune). Formalmente in campo ci sono altri nomi: l’aggiunto antimafia Ilda Boccassini, il capo di gabinetto del ministro della Giustizia, Giovanni Melillo (ex aggiunto a Napoli) e un outsider di lusso come il procuratore capo di Bolzano Cuno Tarfusser. In testa all’ultimo chilometro resta sicuramente Greco, storico financial attorney del palazzo milanese: profondo conoscitore della maggior piazza finanziaria italiana.
Tuttavia le ultime settimane hanno visto crescere – anziché attenuarsi – il caso politico-giudiziario nato in primavera attorno alla nuova normativa penale sul falso in bilancio. Un passaggio legislativo che aveva visto Greco – convocato nelle aule parlamentari come “voce” più autorevole della magistratura nel campo – dare inizialmente un assenso di massima al disegno di legge presentato dal ministero in chiave di maggior severità sul reato. Solo alle ultimissime battute dell’iter parlamentare Greco era sembrato prendere un po’ le distanze dalle norme, confermando tuttavia un giudizio “complessivamente positivo” e la non necessità di modifiche finali su uno specifico profilo tecnico (l’eliminazione di riferimenti alle “valutazioni” di bilancio) sulla base degli orientamenti prevalenti della giurisprudenza.
Proprio alla prima prova in giudizio di Cassazione, tuttavia, l’innovazione normativa era stata clamorosamente favorevole all’ex sondaggista di Silvio Berlusconi, Luigi Crespi, che aveva visto cancellata una pesante condanna nei primi due gradi. Il poverone politico che ne era nato – attorno al governo Renzi e al ministro Orlando soprattutto dentro il Pd – si è nel frattempo un po’ calmato e la Cassazione ha un po’ corretto il tiro in nuove sentenze. Ma proprio a metà dicembre l’assoluzione a Milano di Paolo Ligresti ha riacceso i fari sul falso in bilancio. Anche se le motivazioni non si conoscono ancora, l’assoluzione da parte di un Gup “perché il fatto non sussiste” è quasi sicuramente da ricondurre all’interpretazione delle nuove norme prive di riferimenti alle “valutazioni” di bilancio.
Non sorprende quindi che Greco – negli ultimi rumor – sembri aver perso qualche metro di vantaggio su Nobili: che ha trascorso nel palazzaccio milanese tutti e 35 anni della sua carriera in magistratura. Con fama di inquirente equilibrato, poco amante dei riflettori.