La conferenza stampa del capo del governo Mario Monti. Il premier, aiutato dai ministri in maggior parte protagonisti delle riforme, ha spiegato ieri sera in un incontro stampa durato circa due ore i contenuti della manovra. Una manovra durissima, che lascia poche speranze agli italiani che devono imbarcarsi su una lunga strada di sacrifici come hanno detto gli stessi membri del governo presenti ieri all’incontro. Una manovra che in sostanza prevede una stima da 30 miliardi di euro, di cui circa dodici provenienti da tagli alle spese, il resto dall’inasprimento della tassazione. Tra i partecipanti, anche il vice ministro all’economia Vittorio Grilli. Quando è stato il suo turno di illustrare i contenuti della manovra, Grilli ha spiegato che le stime relative al Pil, il prodotto lordo interno, relative al prossimo anno indicano una contrazione, un bilancio pari a una perdita dello 0,4 o anche 0,5% mentre per l’anno successivo, il 2013, le stime non prevedono alcuna crescita, un andamento piatto (“Per il 2012 prevediamo una contrazione di 0,4-0,5% del Pil e nel 2013 una crescita piatta, c’è una riduzione della crescita rispetto alle stime precedenti”) . Le stime formulate dal precedente governo Berlusconi invece avevano previsto per il 2012 una crescita dello 0,6% e dello 0,9% per il 2013. Grilli ha poi spiegato che le misure varate dal governo “rispecchiano in toto le richieste della Commissione europea”. Quindi ha spiegato che la manovra sugli estimi catastali prevede una rivisitazione verso l’alto con un aumento di circa il 60%: “Per il 2012 avevamo previsto la tappa di 1,6 del deficit, cercheremo di confermarlo”. Come detto, gli estimi catastali vengono rivisti e rivalutati del 60%: la prima casa subita una tassazione dello 0,4% con una detrazione di duecento euro. Per la seconda casa invece l’aliquota sarà dello 0,75 o dello 0,76%. Tutto questo nel quadro di una conferenza stampa il cui centro è stata ovviamente la riforma previdenziale, con un cambiamento secco delle regole dell’andamento in pesnione che sta turbando gran parte dell’Italia: 40 anni di contributi obbligatori prima di poter accedere alla pensione, il che porta automaticamente a un allungamento dell’età lavorativa che preoccupa tutti.