Doveva essere il giorno di Bersani e della Direzione nazionale del Pd, già rinviata a causa del terremoto che ha messo in ginocchio l’Emilia. Il protagonista di ieri però è stato un altro: Stefano Fassina, responsabile economico dei democratici. «Monti non ha la forza di portare avanti altre riforme – ha dichiarato il dirigente Pd alla Reuters –. Dovremmo verificare rapidamente se esiste la possibilità di riformare la legge elettorale e, se questa non c’è, dovremmo considerare la possibilità di anticipare la legge finanziaria per il 2013 e votare in autunno». Immediata la smentita del portavoce di Pier Luigi Bersani, Stefano Di Traglia, mentre dal Pdl iniziavano già ad arrivare i primi applausi: «Il Partito democratico conferma la posizione di sempre e cioè che le prossime elezioni si terranno nel 2013».
«La mia intervista andava letta tutta intera – spiega Fassina a IlSussidiario.net –. Ho espresso una preoccupazione politica che ribadisco. Se da un lato la situazione economica e sociale del Paese è gravissima, dall’altro le elezioni amministrative ci hanno consegnato il collasso del Pdl e un Parlamento ormai incapace di fare le riforme. Alla luce di questa premessa occorre verificare cosa sono in grado di fare le forze politiche sulla legge elettorale. Se entro la pausa estiva le riforma elettorale sarà avviata in modo credibile si potrà tranquillamente arrivare alla scadenza naturale della legislatura, altrimenti bisognerà anticipare l’ultimo atto significativo del governo Monti e andare al voto».
La politica secondo lei rischia di presentarsi a mani vuote nel 2013?
Cambiare la legge elettorale è una necessità. Il modello, a mio avviso, passa addirittura in secondo piano, a condizione che venga restituito ai cittadini il potere di scelta dei propri rappresentanti e venga garantito il bipolarismo.
Se il Parlamento comunque non dovesse dare risposte il logoramento delle istituzioni proseguirebbe e sarebbe un errore politico che gli italiani non ci perdonerebbero.
Cosa pensa della riforma semipresidenziale “alla francese” proposta dal Pdl?
Il sistema a doppio turno è sempre stato la nostra prima scelta. Partiamo da lì, con la disponibilità a fare dei passi ulteriori se si raggiunge il risultato. Discutere di tutto per lasciare la situazione immutata non ha alcun senso e quando si parla di riforme di quella portata bisognerebbe essere seri.
Il Pd è atteso da una direzione nazionale che deve sciogliere molti nodi, dalle alleanze all’eventuale “lista civica” per la legalità. Cosa si aspetta dalla relazione di Bersani?
Il segretario illustrerà un progetto per l’Italia e per l’Europa. Siamo a un bivio storico e i problemi sono più profondi di quelli posti dalla cosiddetta “lista civica”. Nel dettaglio, come ho già detto, l’idea mi sembra una forzatura in un momento in cui bisognerebbe valorizzare il Pd. Il partito che sognavamo è ancora lontano ed è tutto da costruire.
Riguardo alle alleanze arriverà un’indicazione chiara? Nel Partito Democratico sono sempre di più quelli che considerano l’Idv incompatibile con il Pd.
Nemmeno io ho apprezzato le recenti dichiarazioni di Antonio Di Pietro. Capovolgerei però la questione: siamo noi a dover dire al Paese dove vogliamo andare. Le altre forze, di centrosinistra e di centro, saranno poi costrette a confrontarsi con la nostra proposta.
Il distacco dei cittadini dai partiti coinvolge tutti, sia le forze di opposizione a questo governo, sia chi a sinistra non ha posto in Parlamento.
Sul fronte interno, Renzi torna a chiedere le primarie. Lei cosa ne pensa?
A me interesserebbe sapere cosa vogliono quelli che le chiedono: preferiscono un Pd che, una volta al governo, applichi le lettere della Bce senza se e senza ma, o sono più favorevoli alla linea di Francois Hollande? Torniamo a parlare di politica e di contenuti. Sugli strumenti c’è sempre tempo di accordarsi. Le primarie possono essere utili per riavvicinare l’elettorato al suo partito, ma sappiamo già su chi puntare. Bersani, oltre a essere il nostro candidato per statuto, si è infatti conquistato una leadership indiscussa sul campo.
(Carlo Melato)