Casa e pensioni: ovviamente i due temi più importanti del pacchetto di misure anti crisi approvato dal governo Monti in quanto i due temi che più toccano da vicino gli italiani. Per quanto riguarda le case, come promesso Monti ha reintrodotto l’Ici, la tassa sulla prima casa, che diventa adesso Imu, Imposta municipale unica, che il governo Berlusconi prevedeva di introdurre a partire dal 2013. Ha poi aggiornato e quindi aumentato (inaspettato) le rendite catastali delle abitazioni del 60%: ci si aspettava infatti un aumento, ma non di questa entità. L’ultimo, per la cronaca, risaliva al 1997 ed era stato calcolato nel limite del 5%. IlSussidiario.net ha chiesto un parere su questa parte della manovra al professor Gilberto Muraro, docente di Scienza delle finanze all’Università di Padova: «L’abolizione dell’Ici – dice subito – era un misfatto, perché faceva nascere viziato il federalismo. Il ritorno all’Ici è una manovra federalista vera, a dispetto della Lega che è all’opposizione».
Professor Muraro, prima di parlare nello specifico dell’Ici, qual è un suo parere complessivo sulla manovra Monti?
Sono decisamente d’accordo con il suo contenuto. Questo non solo per l’affidabilità soggettiva delle persone che l’hanno messa a punto, ma anche perché non insegue imponibili nuovi o fantasiosi come, ad esempio, l’aumento del valore dei beni immobiliari che nessuno conosce.
È dunque una manovra credibile?
Sì, lo è. È credibile anche sul fronte della spesa, perché il sistema previdenziale contributivo ha aspetti che sono legati a fattori demografici e a contributi previdenziali già versati. Non è invece automaticamente certa l’altra manovra, quella sulla spesa, che passa cioè dalla riduzione degli apparati elettivi e la semplificazione delle strutture e delle procedure burocratiche. Però come dicevo, abbiamo una maggiore credibilità personale e un clima del Paese che spinge a effettuare effettivamente questi processi.
È una manovra equa?
Sì, perché non migliorerà molto la distribuzione dei redditi, però non la peggiora e questo è già molto. Se consideriamo che in tempo di crisi la teoria economica suggerisce di manovrare le imposte dirette che sono efficaci, ma sono inique, aver invece creato un pacchetto che non dovrebbe peggiorare la distribuzione dei redditi è già qualcosa. Infine, è anche una manovra efficace.
In che senso?
È efficace, perché si tratta di provvedimenti che personalmente ho sempre auspicato: aumentare l’Iva e ridurre il costo del lavoro, favorire la ricapitalizazzione delle imprese e fare investimenti che possono essere aiutati dai fondi europei.
Come giudica, invece, il ritorno dell’Ici?
Sono sempre stato un sostenitore del ritorno all’Ici. Da questo punto di vista è una manovra federalista, a dispetto della Lega che è all’opposizione. Aumenta cioè l’autonomia dei Comuni. Per le Regioni, poi, la manovra prevede anche la possibilità di aumentare l’addizionale irpef dallo 0,9% all’1,2%.
Dunque anche lei, come Monti, considera l’abolizione dell’Ici “una anomalia tutta italiana”?
Certamente: era un misfatto perché faceva nascere viziato il federalismo. Il federalismo significa autonomia responsabile, ossia che ci deve essere un sistema impositivo locale basato sul beneficio, anche se contemperato dalla capacità contributiva, che immediatamente faccia percepire ai cittadini che chiedono più spese il fatto che dovranno pagare più imposte.
Ci spieghi meglio questo passaggio.
Avendo abolito l’Ici una larga minoranza di cittadini poteva chiedere spese senza pagare il conto. Teniamo conto che quasi l’85% degli italiani vivono in casa di proprietà. Una parte di questi è esente dall’Irperf per bassi redditi, come è giusto che sia; ma allora, tenendo presente che i proprietari erano esentati dall’Ici e che una parte notevole dei cittadini è esente dalle addizionali Irpef saltava fuori un’incongruenza strutturale nel federalismo: tutti beneficiavano della spesa e solo una parte pagava.
È vero che circa il 60% degli italiani comunque non pagherà l’Ici?
Al momento non ho a disposizione alcuni dati e valori. Non ho la distribuzione per valori catastali, ma sarei meravigliato se ciò fossse vero. Comunque meglio che sia ristabilita l’Ici per una parte dei cittadini, piuttosto che averla tolta a tutti.
Non ci si aspettava comunque un aumento così elevato delle rendite catastali: ben il 60%…
È tanto, in effetti. Qui naturalmente bisogna procedere immediatamente alla revisione delle rendite catastali. A livello medio le cose funzionano ancora, perché io calcolo che la rendita sia in media circa un terzo del valore di mercato; anche se saranno rivalutate del 60%, si arriva al massimo alla metà dei valori di mercato.
E questo garantisce tutti i cittadini?
Non proprio, perchè il livello medio può nascondere iniquità insopportabili. Se le rendite sono molto basse, le incongruenze, rappresetate da case dello stesso valore di mercato ma con valutazioni catastali molto diverse, sono comunque sopportabili; ma se le rendite si alzano, quelle incongruenze diventano insopportabili dal punto di vista dell’equità.
Quindi?
Va benissimo la reintroduzione dell’Ici e va bene anche avere una franchigia per esonerare chi lo merita; una franchigia che però terrei bassa, perché la platea dei contribuenti locali deve essere la più vasta possibile. E va bene l’aumento delle rendite come misura immediata, però diventa obbligatorio l’avvio del processo di revisione del catasto.