Donald Trump di nuovo nel mirino in seguito al chiacchierato Russiagate dopo le rivelazioni contenute in un memo dell’ex direttore dell’Fbi, James Comey. Come rivela Unionesarda.it, secondo quanto previsto da alcuni autorevoli opinionisti americani, ora il presidente Usa rischierebbe seriamente l’impeachment. Sette le tappe che il quotidiano ha rivelato e che potrebbero ora portare ad un nuovo scandalo per la Casa Bianca, a pochi mesi dall’insediamento di Trump. Il caso avrebbe preso il via lo scorso 20 marzo, quando il direttore dell’Fbi confermò in commissione Intelligence della Camera che il Bureau “sta indagando sulle interferenze russe nelle elezioni presidenziali 2016 e su qualsiasi possibile legame con la campagna elettorale di Trump”. Nel mirino, “le relazioni pericolose” tra gli uomini di Trump e Mosca e che avrebbero coinvolto almeno quattro fedelissimi di Trump. Il 10 maggio lo stesso direttore dell’Fbi sarà licenziato da Trump, a causa del suo lavoro non svolto correttamente, anche se per gli opinionisti Usa il vero motivo avrebbe a che fare con le indagini sul Russiagate.
A distanza di 5 giorni, è lo stesso Trump a confessare di aver passato al ministro degli Esteri russo informazioni private dell’intelligence Usa, con la conseguente reazione dei Paesi alleati. Per vendicarsi del licenziamento, Comey fa emergere il contenuto del memo, smentito dalla Casa Bianca. Eppure Putin ha ora minacciato di essere pronto a fornire al Senato Usa la registrazione del colloquio fra Trump e Lavrov. Questo scandalo, ora potrebbe portare all’impeachment del presidente Usa, con la conseguente rimozione del presidente dalla sua carica o all’interdizione dai pubblici uffici. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Il Russiagate mette di nuovo nei guai Donald Trump. Già durante le elezioni che hanno portato il magnate miliardario a diventare il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America, battendo la favorita Hillary Clinton, i media avevano avanzato dubbi riguardo la possibilità di ingerenze russe sul controllo di informazioni riservate in campagna elettorale. Gli sviluppi però sarebbero clamorosi perché parlerebbero di un Trump che avrebbe girato, in prima persona tramite i suoi più stretti collaboratori, segreti e informazioni top secret in possesso del Governo Americano. Il ricevente di queste informazioni sarebbe stato addirittura l’Ambasciatore della Russia negli Stati Uniti, Sergey Kislyak. Questo potrebbe avere un effetto dirompente sulla presidenza Trump, visto che la fuga di notizie sarebbe avvenuta non quando era un semplice candidato alla Presidenza, ma dopo essersi già insediato come capo della Casa Bianca.
La fonte dalla quale arrivano le nuove accuse per Donald Trump in merito al Russiagate è particolarmente autorevole. Il Washington Post, quotidiano americano da sempre in prima linea per quanto riguarda gli scandali della politica dai tempi del Watergate, avrebbe ricostruito le dichiarazioni di diversi funzionari molto vicini all’amministrazione Trump, che avrebbero confermato il filo diretto tra il Presidente e l’Ambasciatore russo, al quale sarebbero stati girati documenti molto riservati. Il Washington Post è riuscito anche ad identificare l’oggetto dei segreti che Trump avrebbe violato, che riguarderebbero lo Stato Islamico e la situazione inerente al terrorismo e alla guerra che l’Isis sta portando avanti in Siria. Trump avrebbe dunque portato il Russiagate ad un livello superiore, visto che tali informazioni sarebbero state a loro volta riportate agli Stati Uniti dall’intelligence di una nazione alleata nella lotta all’Isis, compromettendo quindi una fonte che aveva riportato informazioni che erano state classificate al massimo della riservatezza dai servizi segreti americani.
A difesa di Trump e contro le accuse avanzate dal Washington Post relativamente al Russiagate si è levata la voce del capo del Consiglio Nazionale per la Sicurezza americano, il generale McMaster, che ha accusato il quotidiano della Capitale di non conoscere leggi e regolamenti che permetterebbero al Presidente degli Stati Uniti di rimuovere il segreto da qualunque tipo di informazione che, se condivisa con alleati, permetterebbe di garantire la sicurezza nazionale o internazionale. McMaster non si è soffermato sulla natura delle notizie condivide con l’Ambasciatore russo, ma ha sottolineato come qualunque segreto condiviso dal Presidente, per definizione, perda appunto la qualità di segreto di Stato. Trump avrebbe dunque agito nel pieno delle sue facoltà, ma la tensione alla Casa Bianca negli ultimi giorni è stata palese dopo il licenziamento dell’ex FBI James Comey. Il Washington Post avrebbe poi circostanziato in un incontro tra Donald Trump, il Ministro degli Esteri della Russia, Lavrov e l’Ambasciatore Kislyak il momento in cui i segreti sarebbero stati rivelati dal Presidente.