Era atteso con trepidazione il giudizio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sull’iniziativa legislativa del governo, riguardo alle intercettazioni. Il commento, arrivato ieri, non è stato né del tutto negativo, né positivo senza porre condizioni.
Di sicuro era perentoria la sollecitazione a trovare una soluzione: «È una questione annosa, prima si risolve meglio è», ha detto il Capo dello Stato ai giornalisti, che chiedevano di commentare le polemiche accese sabato scorso dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, quando ha annunciato di voler proporre, al prossimo Consiglio dei ministri, un «divieto assoluto» di intercettazioni, eccetto i casi di mafia e terrorismo, e cinque anni di carcere per i trasgressori. Il disegno di legge di Mastella, invece, vietava solo la pubblicazione delle intercettazioni e stabiliva da 1 a 5 anni di carcere per le violazioni dei pubblici ufficiali.
Napolitano ha posto in rilievo come il problema di regolamentare diversamente le intercettazioni telefoniche disposte dalla magistratura non sia nuovo, ma si faccia sempre più reale, delicato e urgente. Tuttavia ha rinviato un giudizio più dettagliato sulle singole misure al momento in cui si potranno leggere gli articoli del disegno di legge, ma ha sottolineato intanto la necessità di accogliere nella proposta, almeno in parte, le obiezioni delle opposizioni e delle categorie interessate.
Di fronte alla preoccupazione dei giornalisti, che temono una limitazione della libertà di stampa, o dei settori politici e giudiziari che paventano un disarmo della magistratura inquirente, Napolitano non entra nei termini della questione, tralasciando di citare i recenti scandali che hanno riportato il tema in primo piano, quando sono apparse sulle pagine dei giornali le trascrizioni di delicate conversazioni: «L’insieme delle norme che devono garantire alcune esigenze fondamentali si può sempre ridiscutere», ha detto il capo dello Stato, dipende dal senso della misura e dall’equilibrio con cui si fa. E pone in primo piano due esigenze fondamentali da rispettare: «Tutela della privatezza e ricorso misurato allo strumento delle intercettazioni».
Condivide del tutto l’appello di Napolitano Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera, secondo il quale «è la strada giusta da seguire quella delle larghe intese per trovare una soluzione al problema delle intercettazioni». E aggiunge: «Se vogliamo garantire il bene comune del Paese dobbiamo lavorare tutti insieme, in un clima costruttivo che ci permetta di definire le regole, tenendo conto che non esistono intercettazioni “buone” e intercettazioni “cattive”». Inoltre Lupi auspica un intervento dello Stato per combattere gli abusi degli ultimi anni nel campo delle intercettazioni: «Una situazione – conclude – denunciata in tutta la sua gravità dal ministro della Giustizia Alfano e che non può più restare irrisolta».