Piero Fassino è uno dei candidati che cerca la riconferma alla carica di Sindaco in questi ballottaggi delle elezioni amministrative comunali 2016. Il primo cittadino uscente di Torino si è recato già a votare presso la scuola media Ugo Foscolo. In giacca e cravatta ha stretto le mani ai presenti prima e dopo il voto, sorridendo a telecamere e obiettivi fotografici, mostrando quindi una certa tranquillità, nonostante il suo avversario Chiara Appendino sia tutt’altro che facile da battere. Uscendo dal seggio, Fassino ha detto: “È una bellissima giornata e spero che questo favorisca un’alta partecipazione, perché oggi non si sceglie solo il sindaco, ma il futuro della città”. Un messaggio ribadito anche attraverso il profilo Twitter del candidato del centrosinistra, dove si può leggere: “Una bellissima giornata di sole e mi auguro una bella partecipazione ai seggi.Votando il sindaco si sceglie il futuro di Torino”. La foto che lo ritrae davanti all’urna elettorale, intento a inserire la scheda, riporta invece il messaggio: “Oggi il voto è #peramoreditorino”.
A poche ore dal voto Piero Fassino ricorda con due slogan i suoi impegni per Torino agli elettori che voteranno al ballottaggio per le elezioni amministrative 2016. I torinesi sono chiamati oggi alle urne per scegliere il nuovo sindaco della città tra Piero Fassino, primo cittadino uscente, e la candidata del Movimento 5 Stelle Chiara Appendino. Sulla propria pagina Facebook ieri Piero Fassino ha pubblicato due post con la scritta “Avanti insieme #perAmorediTorino” e due foto con due slogan: “Una città più unita è una città più forte”, “Il nostro obiettivo è continuare a portare avanti Torino senza lasciare indietro nessuno”. In questo modo Piero Fassino cerca di convincere i cittadini a dargli fiducia per un secondo mandato di cinque anni alla guida del capoluogo piemontese. (clicca qui per vedere i post)
In attesa dell’esito del ballottaggio odierno, si analizzano i risultati del primo turno. A Torino ha sostanzialmente confermato le previsioni della vigilia, che volevano un’affermazione di Piero Fassino e Chiara Appendino. Il sindaco uscente si è affermato con il 41,8%, in testa a una coalizione tra Partito Democratico e altre liste di centrosinistra, mentre la candidata del Movimento 5 Stelle ha portato a casa un lusinghiero 30,9%, per effetto del quale il movimento fondato da Beppe Grillo diventa il primo partito nel capoluogo sabaudo. Al terzo posto è, invece, arrivato Alberto Morano, leader della coalizione che raggruppava Lega Nord e Fratelli d’Italia, fermo all’8,39%, mentre quarto si è piazzato Osvaldo Napoli, il candidato di Forza Italia, che è riuscito a calamitare soltanto il 5,31% dei consensi. Ora gli occhi sono naturalmente puntati al ballottaggio, che si prospetta tutt’altro che semplice per Fassino, il quale dovrà scontare anche la sopravvenuta rottura con le formazioni alla sinistra del Pd, che hanno candidato Giorgio Airaudo, prendendo il 3,70%, un bacino di voti che difficilmente si sposterà su di lui. Se, come affermano le previsioni della vigilia, una buona parte del centrodestra farà convergere i suoi voti sulla Appendino, la strada dell’attuale primo cittadino potrebbe farsi sempre più stretta o, addirittura, impraticabile.
Piero Fassino è un politico di consumata esperienza. Ha iniziato la sua carriera nel Partito Comunista Italiano, in particolare nell’organizzazione giovanile, la Federazione dei Giovani Comunisti Italiani (FGCI). Diventato segretario della sede torinese, nel 1971, quattro anni più tardi è entrato a far parte del consiglio comunale. Dopo dieci anni è entrato nel consiglio provinciale, ove è rimasto sino al 1990. All’attività amministrativa ha poi aggiunto le cariche politiche ricoperte all’interno del PCI, di cui è stato segretario cittadino dal 1983 al 1987. Con la trasformazione del PCI in Partito Democratico della Sinistra (PDS), dopo la Bolognina, la sua figura ha assunto una rilevanza nazionale sempre più marcata. Entrato in Parlamento nel 1994, è diventato Ministro di Grazia e Giustizia nel 1990, quando Amato ha assunto la funzione di Premier al posto del dimissionario Massimo D’Alema. Nel 2001 è quindi diventato segretario dei Democratici di Sinistra, carica che lo ha visto protagonista principale dell’operazione che ha portato alla nascita del Partito Democratico nel 2007. Infine nel 2011 si è candidato come sindaco alle comunali di Torino, affermandosi al primo turno con oltre il 56% dei voti.
In occasione del ballottaggio odierno, Piero Fassino è supportato su più fronti, il cui apporto, tuttavia, si pronostica non essere sufficiente per affermarsi sulla rivale. La coalizione che lo sostiene è formata dal Partito Democratico, di cui è esponente, che ha ottenuto il 29,77% al primo turno delle elezioni amministrative, e da tre liste civiche: Moderati (5,93%), Lista Civica – Per Fassino (4,15%) e Sinistra per la città (2,02%). La coalizione ha fatto parlare gli attenti ed esperti osservatori di una sorta di partito della nazione, lo stesso prefigurato da Matteo Renzi stesso. Nonostante l’appoggio dell’alta carica dello Stato, i risultati sono stati molto meno soddisfacenti di quanto ci si aspettava e, ormai, si punta tutto sul ballottaggio.
Il programma con cui Piero Fassino si è presentato alle comunali è incentrato sulla rivendicazione di quanto fatto nei cinque anni del suo primo mandato e sul consolidamento dell’azione messa in campo in questo periodo. In particolare Fassino ha rivendicato orgogliosamente il fatto di essere riuscito a tenere in linea di galleggiamento una città che sconta in modo particolare la crisi. Per il prossimo quinquennio il suo obiettivo principale è quello di fare in modo che quanto decideranno di rimanere a Torino o di arrivarci possano trovare occasioni in grado di consentirgli di farlo. Questo avverrà in particolare creando le condizioni perché il lavoro torni ad avere dignità e un ruolo centrale nella vita della città con il maggior numero di cassintegrati d’Italia. Per far questo deve essere rimesso in moto il meccanismo capace di generare crescita, puntando in modo particolare sull’innovazione. Secondo Fassino proprio per questa via è possibile fare del capoluogo sabaudo una città in grado di attrarre investimenti e quindi capace di entrare in competizione con le grandi aree mondiali. La città dovrà puntare sulla cultura, senza però rinunciare ad una storia industriale di lunga data.
Quello che ha caratterizzato la corsa di Piero Fassino alla carica di sindaco di Torino è stata la campagna elettorale per niente facile, soprattutto a causa dell’evidente crescita del M5S e della rottura con la sinistra. Per quanto riguarda la sua avversaria, Chiara Appendino, Fassino ha fortemente polemizzato con lei, cercando di metterne in rilievo l’inesperienza amministrativa. Inoltre ha rintuzzato ai suoi attacchi in tema di sicurezza ricordando che Torino non è gravata dei problemi che caratterizzano invece aree cittadine come quelle delle periferie francesi o Molenbeek. In un faccia a faccia con Chiara Appendino, il candidato è scivolato sul tema della povertà, di fronte al rimprovero della sua avversaria, secondo la quale avrebbe abbandonato al loro destino i 100mila torinesi indicati dalla Caritas come poveri. Fassino si è scagliato contro il dato, cercando di negare l’esistenza del problema e dando avvio ad una serie di violente polemiche che sembrano averlo danneggiato non poco. Anche Airaudo si è scagliato contro di lui, denunciando la presenza nella coalizione che lo sostiene di personaggi che con la sinistra tradizionale hanno poco a che vedere. Il riferimento è in particolare a Giusi La Ganga, storica rappresentante del PSI di Craxi, e a Silvio Magliano, esponente di Comunione e Liberazione, che si è distinto per aver organizzato le Sentinelle in piedi nel centro piemontese. Di fronte all’evidente avversione di Airaudo, Fassino ha risposto ricordando come nel caso della Fiat l’ex sindacalista abbia avuto torto, rinfocolando così una polemica di vecchia data che ha però contribuito a scavare ulteriormente il fosso tra ex alleati. Proprio per questo motivo il ballottaggio che vedrà protagonisti Piero Fassino e Chiara Appendino sembra trascendere il significato locale e assumerne uno più largo, tale da poter avere conseguenze di larga portata anche sugli equilibri nazionali.