Un gigante e tanti cespugli. È il modello del panorama politico italiano che seguirà la prima tornata elettorale utile dopo l’approvazione dell’Italicum. Il Pd renziano e tanti piccoli partiti in cerca d’autore.
Rischio che si corre già alle prossime elezioni regionali, dove appare concreta la possibilità che vari pezzi del cosiddetto centrodestra corrano l’uno contro l’altro armati. Ieri, improvviso, lo spiraglio in Puglia dove Berlusconi parrebbe rassegnato a consentire la candidatura dei “fittiani”. Ma cosa nasconde il caos pugliese?
A sinistra l’ennesimo “gigante” ingombrante anche per Renzi che non lo volle al governo, Michele Emiliano, magistrato ex sindaco di Bari. Appoggiato da una pletora di liste civiche dove confluiscono molti a disagio nel centrodestra locale, stretti tra un Fitto tanto arrembante nel chiedere democrazia interna a Berlusconi quanto avaro nel concederne, e le schizofrenie di Ncd che va a destra e Udc che sta a sinistra ma si propongono al mondo come area popolare. Tutti divisi appassionatamente, insomma, col solo risultato di aprire la strada del successo ad una sinistra anch’essa divisa ma non troppo, con un Vendola certo non amico di Emiliano ma più ligio alle logiche di schieramento.
Ecco, la Puglia è la parabola del Belpaese. A sinistra un padrone nuovo che traina il consenso. A destra una rissa per la leadership tra personaggi sbiaditi, con un Berlusconi inchiodato dall’anagrafe oltre che dalla perdita del tocco di re Mida. Perché Berlusconi fa marcia indietro sullo scontro con Fitto? Forse qualcuno può avergli suggerito che l’esito ipoteticamente disastroso della Puglia possa azzerare le sue chance di riproporsi come federatore dei moderati, soccombente di fronte allo stesso Salvini. Questa nuova strategia durerà più di una settimana? Difficile dirlo. Ma forse il contraccolpo che ha fatto seguito alla decisione del candidato presidente del centrodestra Schittulli, scelto da Berlusconi ma schieratosi con Fitto, può aver indotto l’uomo di Arcore ad una visione più inclusiva e meno muscolare.
Berlusconi è un po’ come un Maradona appesantito dai vizi e dagli errori. E continua a giocare, per di più in una squadra, quella del cosiddetto centrodestra, dove non si vedono altro che terzini. Ma il vero problema è che da tempo l’uno e gli altri non si passano più la palla e a volte, come in Puglia, non disdegnano di passarla all’avversario pur di ottenere il cambio a furor di popolo del proprio goleador.
Ben diversa sarebbe la prospettiva se sullo scenario pugliese prevalesse il buonsenso. Una ritrovata armonia darebbe forza a chi si ostina a non consegnare a Salvini la rappresentanza dei liberali del nostro paese, soprattutto nelle regioni del sud. Magari col tempo si tornerebbe anche a parlare di idee dribblando i personalismi e perché no? segnando un punto nella classifica ideale della buona politica.